«Studiamo per trovare il test sierologico efficace»

Domenica 5 Aprile 2020
L'ESPERTO
UDINE «In questo momento non siamo in grado di dare una patente di immunità con i test sierologici. Si può dire se una persona è stata esposta al virus, ma su queste basi non si può affermare che sia anche protetto. Inoltre, è necessario, innanzitutto validare i test sierologici, accertarne la sensibilità. Avendo un test efficace si potrà individuare i soggetti esposti al virus e che hanno superato l'infezione senza manifestare sintomi o chi ha sviluppato la malattia ed è guarito. In questi pazienti si potrà valutare se i loro anticorpi sono protettivi nei confronti del patogeno o sono solo un marcatore di infezione», dice il professor Carlo Pucillo.
Ed è quello il passaggio in più a cui bisogna arrivare, perché è chiaro a tutti è lo snodo che consentirà al più presto a tanti di poter tornare al lavoro in tranquillità e agli ospedali di operare con meno stress. Ed è il passaggio a cui i ricercatori friulani lavorano tra infinite difficoltà per capire se chi ha contratto il Sars-Cov-2 ha anche sviluppato l'immunità. Una ricerca preziosa, che vede come promotore il comitato scientifico (composto da molti esperti dell'ateneo friulano) sostenuta dalla raccolta fondi promossa dall'associazione Nicopeja, che sta cercando sia di aiutare le imprese sia di garantire ai cittadini di vivere e operare in sicurezza con nuove norme di comportamento. In prima linea, il docente di Patologia generale ed Immunologia Carlo Pucillo, che, in parallelo, sta anche lavorando con l'immunologo di Spilimbergo Andrea Cossarizza (ora all'Università di Modena) «per capire come cambia e come si evolve il sistema immunitario in un soggetto che ha questa patologia».
A Udine, spiega Pucillo, i ricercatori (coinvolte più figure, dall'immunologo al biologo molecolare, Tell, al patologo clinico, Curcio) stanno cercando di trovare il miglior kit in commercio per fare i test sierologici, che permetterebbero di velocizzare i tempi, con «migliaia di analisi al giorno». «Ora si stanno testando sei o sette kit, in fase di valutazione. Ci sono tantissime ditte che stanno sviluppando dei kit e questo va a discapito della qualità: cerchiamo di capire fra i kit in commercio quale funziona meglio. Si cerca di capire e studiare lo stato del sistema immunitario del soggetto nel migliore dei modi, per evitare che si abbiano falsi negativi o positivi. Bisogna trovare un kit che funzioni nel migliore dei modi possibile, che abbia una sensibilità molto elevata e sia molto preciso per evitare di dare informazioni scorrette».
L'obiettivo è arrivare alla validazione, per poi passare alla fase in cui si potrà sottoporre i cittadini a dei test attendibili, «partendo dalla popolazione più esposta». I tempi? «Abbastanza rapidi. Il problema è avere la fortuna di trovare un test che funzioni immediatamente. Se il professor Curcio, con il nostro supporto, trovasse domattina un test efficace, sensibile, specifico, dopodomani sarebbe pronto». Anche perché è evidente che questo servirebbe «per la tranquillità degli ospedali e per riammettere le persone al lavoro» con serenità. «Se l'indagine molecolare e l'indagine sugli anticorpi non hanno lo stesso risultato vuol dire che il test non funziona. Noi facciamo la prova del nove».
E prosegue: « Il virus crea una traccia della sua presenza riconoscibile con gli anticorpi. Gli anticorpi riconoscono l'estraneo, ma non è detto che la risposta sia protettiva ovvero che l'anticorpo eviti che il virus entri in contatto con le cellule. Inoltre, la risposta di due persone al virus è differente per trovare un vaccino che vada bene a entrambe bisogna capire se entrambe le risposte dei due individui sono protettive e individuare verso quale regione del virus queste sono dirette in modo da potere utilizzare la sequenza individuate per sviluppare un vaccino che abbia probabilità di funzionare ». Capire chi è stato esposto al virus, però, è un primo passo importantissimo perché «mi dice quanto il virus sia diffuso. Sapere che 99 persone su cento hanno gli anticorpi ma non hanno sviluppato la malattia mi fornisce informazioni sulla reale capacità infettiva, la patogenicita e virulenza del virus. Noi stiamo validando i kit che identificano la presenza degli anticorpi. Può essere che fra questi ce ne siano anche di protettivi» Pucillo ricorda che chi volesse sostenere il progetto di ricerca può fare un bonifico bancario (IBAN: IT 58J 05336 12304 000035734961) con causale Emergenza Covid-19 - Proteggiamo chi ci protegge e intestatario associazione Nicopeja onlus, oppure su Gofundme.
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci