Stranieri nelle case popolari, Fontanini vuole una stretta

Martedì 22 Maggio 2018
IL CASO
UDINE Una stretta sulle case popolari concesse agli stranieri. A chiederla, con l'introduzione di criteri più restrittivi, è il neosindaco di Udine, il leghista Pietro Fontanini, appena eletto alla guida di una maggioranza di centrodestra.
Non lo hanno lasciato indifferente i dati, che sono stati pubblicati ieri sul Sole 24 Ore, e che vedono la nostra provincia fra i territori in cui è più alta la quota di alloggi popolari disponibili assegnati a famiglie di cittadini stranieri: la percentuale riportata è del 36% (in testa la città di Perugia con il 51 per cento).
«Bisogna senz'altro mettere un freno a questa situazione - spiega Fontanini -. C'è una sproporzione fra la quota assegnata alle famiglie italiane e gli alloggi popolari concessi agli stranieri. Chiederò alla Regione di riequilibrare questa situazione e di mettere un freno alla presenza di famiglie straniere nelle case popolari».
In particolare, secondo il neosindaco del capoluogo friulano, «bisogna trovare un criterio che permetta anche ai nostri concittadini la possibilità di vedere loro assegnato un alloggio. Sennò, nelle case popolari, finisce che mettiamo solo stranieri».
D'altronde, in Italia la direzione di inasprire i criteri per l'accesso alle case popolari è stata già abbracciata anche da altri centri. La giunta regionale dell'Emilia Romagna intende restringere i requisiti per la partecipazione ai bandi per l'assegnazione delle case popolari. Ma anche a Firenze (dove la percentuale di alloggi popolari assegnati a stranieri supera il 45 per cento) il sindaco ha proposto che nella formazione delle graduatorie sia attribuito un punteggio a chi risiede da più tempo in città. Perugia nel 2014 ha adottato una delibera che premia l'anzianità di residenza nel territorio comunale (2 punti per chi ha almeno dieci anni di residenza continuativa e 4 per chi ne ha 15), ai fini della formazione degli elenchi da cui si pesca per l'assegnazione degli alloggi popolari. E pure Padova, avvalendosi di una possibilità concessa dalla norma regionale, ha inserito un criterio analogo per chi risiede da più anni in città (con punti a scalare dai 20 ai 10 anni consecutivi). L'anzianità di residenza viene riconosciuta ai fini della graduatoria anche in centri più piccoli, come Scandicci in provincia di Fidenze.
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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