Sette morti, intanto i contagi non calano

Giovedì 9 Aprile 2020
IL BILANCIO DI IERI
UDINE Crescono ancora i numeri dei contagi e dei morti in Friuli. Ma si allenta il carico di pazienti sulle terapie intensive. Intanto fa passi avanti la ricerca di nuovi strumenti per la diagnosi veloce della presenza del virus e si prepara a Udine il nuovo corso del Policlinico di viale Venezia, pronto ad accogliere i pazienti inviati dall'ospedale Santa Maria della Misericordia, come da accordi con l'Azienda Friuli centrale.
IL QUADRO
I casi positivi in Fvg salgono a 2.218, 64 in più rispetto al giorno prima. Crescono anche le vittime: al conto se ne sono aggiunte ieri altre cinque, che portano il totale a 169. Dopo Trieste, è Udine il territorio più colpito, con un totale di 50 morti. A Paluzza non ce l'ha fatta Rina Menegon, 97 anni, originaria di Raveo: è la sesta anziana morta per le complicazioni da covid-19, dopo che la casa di riposo è diventata un focolaio del coronavirus. Anche a Tarvisio cresce il numero delle persone positive, con tre nuovi casi, di cui due fra i familiari di persone che erano già state contagiate. Il dato positivo è che continua a scendere il numero dei pazienti in terapia intensiva (41 in Fvg). Negli altri reparti ce ne sono 162, in isolamento domiciliare sono 1.212.
I TEST
Prosegue il lavoro della task force di ricercatori friulani che vede in prima linea l'immunologo Carlo Pucillo, che sta testando i vari kit in commercio per l'analisi degli anticorpi che permetterebbero diagnosi più veloci. Diasorin al San Matteo di Pavia ha completato gli studi necessari al lancio di un nuovo test sierologico ad alto volume di processamento per rilevare la presenza di anticorpi, un test ritenuto affidabile dal governatore lombardo Fontana, che punta ad avere entro due settimane la certificazione Ce per partire con le analisi a tappeto. E a Udine non stanno a guardare. «La Diasorin è una ditta seria, produce già molti kit diagnostici per i laboratori di analisi di ottima qualità. Il test che viene indicato è da valutare ed il laboratorio diagnostico dell'azienda AsuFc lo ha nelle priorità e lo ha richiesto per la valutazione ed in questi giorni lo valuta. Spero che funzioni anche se non si potrà dire se è o meno in grado di differenziare tra pazienti esposti o quelli protetti. Non è sfiducia, ma solo che è necessario studiare il virus, i pazienti esposti e quelli malati per comprendere il rapporto tra sistema immunitario e biologia del virus dice Pucillo, docente dell'ateneo di Udine -. Il mio laboratorio, con tutte le difficoltà strutturali che abbiamo, sta contribuendo allo studio del sistema immunitario in questi pazienti, ma il kit a cui stiamo lavorando è volto a comprendere queste particolarità. Vorremmo sviluppare una comprensione e strategia per poter anche affrontare i futuri virus della famiglia e non che si presenteranno in futuro».
IL POLICLINICO
Entra nel vivo l'accordo raggiunto fra il Policlinico Città di Udine e l'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale. Dal 14 aprile si parte ufficialmente, come spiega il direttore sanitario Claudio Rieppi: «L'accordo prevede in linea di massima che accogliamo pazienti di medicina e una Rsa che in questo momento è attiva al Santa Maria per i lungodegenti, per un totale di 50 posti letto». Ossia, 23 posti letto per ricoveri medici e di assistenza post-chirurgica per gli interventi ortopedici e 27 per la residenza sanitaria assistenziale. «Dal 14 si parte. Noi diamo la disponibilità totale che possiamo garantire all'AsuFc. Dopodiché speriamo che il governo ci autorizzi a ripartire con le attività non urgenti del Policlinico stesso». Perché quella è tutta un'altra partita. Già ieri e anche oggi, infatti, al Policlinico sono state fatte «attività urgenti per i pazienti oncologici, ma in oculistica e ortopedia è tutto fermo». Il personale? «Attualmente utilizziamo una sessantina di persone. Ma circa 200 dipendenti adesso sono inattivi», su un totale di 264, amministrativi compresi, senza contare i liberi professionisti e le partite Iva che collaborano con la casa di cura. Una parte di questi sicuramente ritornerà in gioco per gestire i pazienti mandati dal Santa Maria. «I numeri precisi li stanno calcolando dice Rieppi ma dovrebbero servire meno di un centinaio di persone per queste attività in collaborazione con l'ospedale». Gli altri cento? Chi vorrà (in particolare infermieri e operatori sociosanitari) potrà andare a lavorare nei reparti dell'ospedale per aiutare sul fronte dell'emergenza. «Noi autorizzeremo i dipendenti che volessero andare a lavorare al Santa Maria, su base volontaria. I liberi professionisti possono farlo da subito», spiega il direttore sanitario.
FEDRIGA E LA FASE 2
Della fase 2 ha parlato ieri anche il governatore Massimiliano Fedriga ai microfoni di Centocittà su Radio1 Rai. Per la ripartenza secondo lui «ci dev'essere una collaborazione con il governo. Penso che la soluzione ottimale sia quella di individuare una scelta univoca a livello nazionale» che «deve passare attraverso un ascolto dei territori». In Fvg, «abbiamo già iniziato con le categorie economiche a fare una valutazione su come e non quando riaprire, perchè dobbiamo dare indicazioni per mantenere massima la sicurezza sui posti di lavoro. E' chiaro che dovrà essere una ripresa graduale e non è pensabile che da un giorno all'altro ritorni la vita come prima. Dovremo abituarci nei prossimi mesi a utilizzare dispositivi di protezione individuale nella vita quotidiana». A Fedriga si sono rivolti anche i sindacati delle forze dell'ordine di Sap, Sappe, Conapo, Sim Guardia di finanza e Sim carabinieri, che ricordano di avergli inviato già a marzo una richiesta per poter sottoporre tutti gli operatori a tampone, ma, lamentano, «in Friuli Venezia Giulia non siamo stati degnati nemmeno di una risposta alla nostra richiesta». Intanto ieri la Guardia di Finanza ha donato alla Oggi la Guardia di Finanza di Latisana, ha consegnato alla Protezione civile regionale le preziose mascherine Ffp2 sequestrate di recente.
TRA ROMA E TRIESTE
«Il Governo ha accettato la nostra richiesta di fare chiarezza in merito al rimborso delle spese anticipate per l'approvvigionamento di dispositivi e apparecchiature medicali acquistati per l'emergenza Coronavirus. L'esecutivo nazionale ha garantito che tutte le spese sostenute saranno coperte. Adesso aspettiamo gli atti formali promessi dal ministro Francesco Boccia, dal commissario straordinario Domenico Arcuri e dal capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli». Lo ha fatto sapere l'assessore alle Finanze, Barbara Zilli, al termine della riunione della Conferenza Stato-Regioni che si è tenuta ieri in videoconferenza.
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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