Rifiuti, sul porta a porta ormai è scontro aperto

Domenica 16 Giugno 2019
Rifiuti, sul porta a porta ormai è scontro aperto
LO SCONTRO
UDINE Non sarà efficace dal punto di vista ambientale, farà aumentare la Tari e creerà disagi a cittadini e lavoratori: il Centrosinistra lancia una petizione popolare contro la raccolta porta a porta, che sta causando grattacapi anche in maggioranza, dopo che il capogruppo della Lega, Marcello Mazza, si è dimesso, proprio a causa del nuovo metodo di gestione dei rifiuti voluto dalla giunta Fontanini. «Caro sindaco hanno detto i rappresentanti di opposizione -, torna indietro sulla tua scelta, te lo chiede la città». La raccolta firme è stata presentata ieri: si chiede all'amministrazione di avviare un confronto con operatori e cittadini e di valutare sistemi alternativi di raccolta. «Siamo tutti d'accordo che è necessario raggiungere l'80% di differenziata ha detto il capogruppo Pd Alessandro Venanzi -, ma il porta a porta è un sistema vecchio di 25 anni, non adeguato per una città di 100mila abitanti. Ci sono strumenti applicati da altre realtà, ad esempio Ferrara, con il sistema di raccolta misto integrato con i cassonetti intelligenti, in modo da evitare il turismo dei rifiuti e tarare la bolletta su quello che si conferisce; col porta a porta, invece, gli aumenti saranno spalmati su tutti i cittadini, senza distinzione tra chi è più o meno virtuoso».
A questo proposito va però registrato l'intervento polemico dell'ex consigliere del M5S Claudia Gallanda: «Con che faccia parlate oggi - ha sbottato - quando nel 2016 avete bocciato tutte le mie proposte per introdurre un sistema di premialità per chi riciclava?».
Venanzi è poi entrato nel merito di alcuni punti specifici del piano di Palazzo d'Aronco, in particolare riguardo alle 24mila utenze in condomini (che dovranno pagare qualcuno che porti fuori e ritiri i bidoni condominiali): «Non è un modo intelligente per tutelare l'ambiente. Questa petizione ha concluso - è un appello a tutte le forze e a tutti i cittadini che, in maniera pragmatica, condividono queste perplessità».
Gli ha fatto eco il capogruppo di progetto Innovare, Federico Pirone: «Una decina di anni fa ha detto , ci siamo chiesti anche noi se valeva la pena tentare questa strada, ma gli svantaggi erano troppi e abbiamo preferito spingere sul modello attuale, che ha funzionato, dato che siamo arrivati al 67% di differenziata. La giunta Fontanini, invece, ragiona in termini ideologici e attribuisce ai cittadini un aumento dei costi, rivelando di non avere un progetto per la città. Proponiamo una strada diversa, sistemi misti: esistono modi per migliorare la situazione senza fare salti nel buio».
Dal canto suo, Lorenzo Patti (Siamo Udine) ha parlato di lesione della libertà: «Preoccupa la fretta con cui è stata presa questa decisione, calandola dall'alto e vincolando i cittadini a determinati orari: come faranno i disabili, ad esempio, o i pendolari che lavorano fuori città? Il porta a porta creerà problemi non da poco».
IL DOCUMENTO
A illustrare il testo della petizione (petizionedifferenziata2030@gmail.com), è stata la redattrice stessa, la consigliera Pd Cinzia Del Torre: «Il porta a porta non tutela l'ambiente: creare disagi ai cittadini o malattie professionali agli operatori non è sostenibilità ambientale. La nostra proposta integra ambiente, dimensione sociale ed economica ha spiegato -, aumentando la differenziata senza aumento della Tari. Fontanini sta giocando a poker con i soldi degli udinesi; stima e spera che i costi di conferimento si abbassino di 2 milioni, ma se così non sarà, com'è probabile, ricadrà sulle tasche dei cittadini. Il sindaco, inoltre, non considera l'abbandono dei rifiuti e anche quello avrà un prezzo».
L'ADDIO DEL CAPOGRUPPO
Sull'incontro, aleggiava ovviamente la notizia delle dimissioni di Mazza: «È un caso più unico che raro che il capogruppo del partito più numeroso, il partito del sindaco, si dimetta su questo tema perché non viene ascoltato ha detto Venanzi -. Lanciamo un appello perché il sindaco ascolti i cittadini per capire le reali problematiche della gente perché se si dimette anche il suo capogruppo significa che probabilmente la strada intrapresa non è corretta».
Alessia Pilotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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