Referendum Patto contrario «Il Fvg ci perde»

Domenica 16 Febbraio 2020
REFERENDUM
UDINE Il Patto dell'Autonomia contrario al referendum costituzionale in programma per il 29 marzo, quando i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sulla legge costituzionale approvata dal Parlamento in via definitiva nell'ottobre scorso che prevede il taglio dei parlamentari del 36,5 per cento. Ciò significa che, se l'esito del referendum confermerà la norma, i seggi si ridurranno da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato. Il Friuli Venezia Giulia perderà 8 degli attuali 20 parlamentari, 5 deputati e 3 senatori. Per il referendum confermativo non è previsto il quorum. «No al referendum perché la norma in questione inciderà negativamente sui diritti di rappresentanza delle comunità caratterizzate dalla presenza di minoranze linguistiche, come quelle del Friuli Venezia Giulia», ha spiegato ieri il capogruppo Massimo Moretuzzo, che ha illustrato la posizione insieme al consigliere al presidente del partito, Markus Maurmair. «È necessaria una riflessione sull'importanza delle riforme istituzionali ha aggiunto il capogruppo quando in gioco c'è la revisione delle dinamiche di rappresentatività dei territori». A questo referendum si è giunto perché la norma non è stata approvata a maggioranza qualificata dei due terzi in seconda lettura al Senato, cosicché un quinto dei sentori ha potuto richiedere il referendum confermativo, come previsto dal comma 2 dell'articolo 138 della Costituzione. A far mancare la maggioranza qualificata al Senato nel voto del luglio 2019 furono il Pd e Leu e Fi. Nella doppia lettura alla Camera avvenuta l'8 ottobre 2019, la legge è stata votata invece favorevolmente da tutti i gruppi parlamentari, ad eccezione di alcune componenti del Gruppo Misto. «Qualora il referendum venisse approvato, i partiti territoriali, quelli più vicini alle istanze delle comunità locali, spariranno dalla scena. Non solo. Il quesito referendario così com'è posto non tiene in considerazione il tema delle minoranze linguistiche», hanno aggiunto Moretuzzo e Maurmair. Da qui la proposta di un coordinamento del fronte del «no» al referendum e di portare in Consiglio regionale il tema della rappresentatività dei territori e delle minoranze per rivendicare le «giuste istanze». Con questa riforma costituzionale, ha affermato Maurmair, «si consegneranno le chiavi della rappresentanza della Regione alle segreterie dei partiti italiani, che saranno libere di decidere quali candidati imporre. Se questo è il prezzo da pagare per seguire la logica del risparmio, peraltro irrisorio, conseguente al taglio dei parlamentari ha concluso -, noi non ci stiamo, perché questa riforma costituzionale non produrrà né efficienza né efficacia, e ridurrà fortemente la democrazia».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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