«Raddoppio della centrale Serve chiarezza»

Venerdì 7 Agosto 2020
IL RISCHIO
UDINE Sui possibili rischi indotti dalla presenza della centrale nucleare di Krsko e sul suo progettato raddoppio la Commissione europea è chiamata a fare chiarezza in forza di un'interrogazione presentata dall'europarlamentare Elena Lizzi (Lega). In una recente relazione spiega l'esponente leghista - la Corte dei conti europea ha chiesto alla Commissione di aggiornare il quadro giuridico dell'Ue sulla sicurezza nucleare, sui metodi e sulle procedure utilizzate per valutare il recepimento delle direttive Euratom e soprattutto le modalità in cui vengono impiegate per formulare pareri sugli investimenti nucleari degli Stati membri. La questione assume rinnovata attualità alla luce della conferma, da parte del Governo sloveno e di quello croato, dell'intento di potenziare il sito di Krsko, che risulta vitale per l'autonomia energetica dei due Paesi. La centrale si trova a circa 140 chilometri in linea d'aria da Trieste nella Slovenia meridionale, non lontano dal confine croato. Recenti eventi sismici nell'area della vicina Zagabria e la natura sismica dello stesso territorio di Krsko non fanno dormire sonni tranquilli a chi, come il Nordest italiano, si trova fuori porta rispetto a una situazione che, peraltro, sul piano formale risulta di piena sicurezza. Resta da precisare che l'impianto attuale è entrato in esercizio agli inizi degli anni Ottanta ed è in tutta evidenza obsoleto. All'epoca della sua progettazione era ancora vivo il presidente Tito e le conoscenze geologiche di allora non evidenziavano particolari condizioni di rischio sismico. Ora Elena Lizzi sottolinea che la sicurezza nucleare spetta al singolo Stato, tuttavia alla Commissione, chiamata anche a esaminare i progetti di investimento, spetta l'obbligo di vigilanza. L'europarlamentare friulana ricorda, inoltre, che chi ha deciso di puntare sull'energia dell'atomo per rimpiazzare il consumo di carbone rimarrà deluso almeno da una prima presa di posizione dell'Europa che comunque potrebbe subire cambiamenti in Parlamento. Infatti . Chiarisce Lizzi - il fondo di transizione europeo non dovrebbe finanziare la dismissione o la costruzione di centrali nucleari secondo il regolamento del Just Transition Fund approvato dai 27 Paesi dell'Ue il 24 giugno scorso ancora sotto la Presidenza di turno croata. Il fondo metterà a disposizione 40 miliardi di euro con l'obiettivo di aiutare la decarbonizzazione comunitaria conclude l'eurodeputata - senza però finanziare nucleare e gas naturale.
M.B.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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