Quattro medici del lavoro se ne vanno

Venerdì 10 Luglio 2020
LA DECISIONE
PORDENONE Quattro medici del lavoro si sono dimessi. Tutti nel giro di 24 ore. Le motivazioni che stanno dietro a questa decisione non sono chiare, ma dimostrano come il clima all'interno dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale sia tutt'altro che sereno. Si tratta di professionisti che hanno il compito di visitare i dipendenti dell'Asfo e stabilire se sono idonei a svolgere determinate mansioni all'interno delle strutture sanitarie. Dalla loro certificazione, dipendenti e Azienda hanno 30 giorni di tempo per fare ricorso. Nel caso specifico dei quattro medici (l'Asfo, prima che di dimettessero, aveva in piedi una collaborazione con cinque), non è chiaro se il motivo di interrompere il rapporto di lavoro sia da imputare a tensioni che si sono venute a creare con la direzione o se siano legate, invece, a motivi strettamente personali. Fa però specie il fatto che le dimissioni siano arrivate tutte nel giro di un giorno.
TENSIONE
Un clima sempre più teso tra gli operatori della sanità pubblica. Anche i medici si sono schierati dalla parte dei sindacati (Cgil, Cisl e Uil) nella vertenza che li contrappone alle politiche intraprese dalla direzione dell'Asfo. «Sono trascorsi mesi - si legge in una nota congiunta - in cui le sigle sindacali hanno investito tempo e forze per raggiungere obiettivi comuni: investimenti e assunzioni all'interno dell'Azienda. Un nulla di fatto che sta portando la sanità ad un evento storico nella memoria di Pordenone: lo sciopero del personale proclamato per il 24 luglio». Nessun passo indietro, dunque. «Saremo in piazza con la convinzione di chi sa di avere il supporto dei lavoratori e dei cittadini - sostiene Daniela Antoniello della Cisl - a reclamare i diritti dei dipendenti dell'Asfo. Abbiamo ascoltato, parlato, replicato, contestato e presidiato affinché non si arrivasse a questo punto, ma di fronte ad un muro di cemento armato siamo risoluti e uniti a reclamare una politica aziendale che non calpesti i diritti e non mortifichi la dignità di chi, solo poco tempo fa, veniva chiamato eroe». Sulla stessa linea si schiera Bruno Romano della Uil: «Se aggiungiamo che l'unico impegno assunto dal direttore generale in sede di conciliazione davanti al prefetto, ovvero la proroga degli interinali, di cui 21 oss e 8 infermieri, non verrà portato a termine, mi si consenta di esternare disappunto, malumore e rabbia di fronte alla totale ed evidente mancanza di interesse da parte della direzione dell'Asfo a venire incontro alle richieste dei sindacati». Pier Luigi Benvenuto (Cgil) attacca invece il Nursid: «La mancanza di adesione a questa protesta da parte dei sindacati di professione (in particolare il Nursid), che tanto si erge a garante di diritti di una categoria vessata e umiliata, manifesta un'ammissione che tutto stia andando per il verso giusto, quando invece i fatti e i malumori dimostrano l'esatto contrario». Da tempo Cgil, Cisl e Uil stanno denunciando una situazione di «regressione delle relazioni con il sindacato e con i lavoratori. I lavoratori della sanità, con la loro dedizione ed il loro impegno, hanno affrontato nei luoghi di massimo rischio la lotta al Covid-19. Questa dedizione ed impegno - sostengo i rappresentanti delle tre sigle sindacali -impongono adesso che il bene comune, che si chiama sistema sanitario, venga difeso e rafforzato e veda la partecipazione diretta di questi stessi lavoratori alla sua gestione, alla sua tutela ed al suo sviluppo, Nell' interesse di tutti noi. La sanità non appartiene ai politici di turno ma è patrimonio di tutta la comunità».
I CONTI
Ieri il vicepresidente del Fvg, Riccardo Riccardi, in commissione ha riferito i bilanci del sistema sanitario regionale: l'avanzo del 2019 è di 14,7 milioni. Parte della cifra (7,2 milioni)finanzierà l'anno in corso. L'unica Azienda sanitaria in rosso (di 950 mila euro) è quella pordenonese.
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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