Profughi, i corridoi che integrano

Lunedì 21 Ottobre 2019
Profughi, i corridoi che integrano
EMERGENZA MIGRAZIONI
UDINE I profughi, un arrivo in massa e un'integrazione che a volte sembra più impossibile che difficile. A fianco dei percorsi istituzionali, quelli decisi da Governo, Regioni e Comuni, c'è un progetto di accoglienza tutto autofinanziato e a costo zero per lo Stato. Sono i Corridoi umanitari che consentono ai profughi, soprattutto le persone più vulnerabili, di raggiungere in sicurezza e legalmente l'Europa, senza intraprendere i viaggi della morte attraverso il Mediterraneo. Un'iniziativa realizzata dalla Comunità di Sant'Egidio assieme alla Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste che oggi invocano i Corridoi umanitari sulla rotta balcanica.
LA SITUAZIONE
«A Trieste arrivano centinaia di persone spiega Emanuela Pascucci della Comunità di Sant'Egidio di Trieste , ma a questo punto è necessario trovare soggetti istituzionali perché non possiamo fare questo da soli. Gli arrivi dalla rotta balcanica sono un fenomeno di cui non si parla a livello nazionale, è un problema serio, ma il Friuli Venezia Giulia non può affrontarlo da solo. Questa prosegue è una regione particolarmente esposta e il Governo deve intervenire».
Finora, a due anni dall'avvio del progetto in Fvg, i risultati si sono visti; a Trieste si è felicemente concluso un percorso dove una famiglia è stata accolta e integrata fino all'autonomia completa. In Friuli, nella piccola frazione di Imponzo nel comune di Tolmezzo è stata accolta una famiglia proveniente da Aleppo, in quella Siria dove chi scappa lo fa con la consapevolezza di non poterci più tornare, oggi soprattutto.
«Questa famiglia ha vissuto un anno a Imponzo racconta Pascucci si è integrata nel nostro tessuto sociale grazie alla comunità parrocchiale e ora vive in centro Italia». E ancora in terra friulana è in piedi un progetto a Buttrio dove due comunità parrocchiali si stanno impegnando per accogliere una famiglia. Anche il capoluogo friulano si è fatto avanti e a Udine sono arrivati due fratelli, poi entrati nel programma dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asili e rifugiati che negli ultimi due anni ha diviso numerosi comuni del Friuli.
LA SOLIDARIETÀ
«Quest'estate - racconta ancora Pascucci abbiamo fatto una visita a Buttrio e ci ha colpito la disponibilità delle persone. Chi vuole realmente accogliere, è molto contento di farlo. È un processo lungo e l'integrazione è una cosa seria. I Corridoi umanitari sono visti come una buona soluzione alternativa che incontra la gente vera e su questa linea chi vuole accogliere trova sostegno».
I costi non ricadono sulle tasche dei cittadini, sono interamente a carico di chi porta avanti il progetto e se i numeri sembrano tanto piccoli rispetto al flusso di migranti che tocca le terre italiana e friulana, dalla Comunità di Sant'Egidio spiegano bene che per integrare una sola famiglia ci vogliono almeno due anni. «In futuro si potrà aprire un nuovo progetto conclude Pascucci - e l'obiettivo è arrivare all'integrazione completa. Penso alle tante famiglie siriane che non possono pensare di tornare al proprio Paese», ma purtroppo i recenti episodi che hanno visto a Udine protagonisti profughi accusati di reati gravi contribuiscono a creare un clima di diffidenza più che di accoglienza.
AZIENDA SANITARIA
Ma al di là dei fatti di cronaca, in Friuli c'è chi è disposto a farsi carico anche di un'intera famiglia, oppure, come nel caso del reparto di Pediatria dell'Asuiud, a prestare cure ai piccoli profughi che, sebbene tramite i Corridoi umanitari non affrontino viaggi disperati, arrivano da realtà come la Siria, il Sudan, l'Eritrea e la Somalia dove miseria e malattie li segnano pesantemente: «Abbiamo sempre risposto dice la direttrice della Clinica pediatrica, Paola Cogo , da ospedalieri ci prodighiamo per questi bambini e ne vediamo molti».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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