Parte la corsa al vaccino Ecco il piano per la svolta

Mercoledì 25 Novembre 2020
L'ANNUNCIO
PORDENONE E UDINE Edifici ad hoc negli ospedali, unità mobili attrezzate per raggiungere tutte le Rsa. Frigoriferi e stanze-cella per conservare le fiale della Pfizer (il primo prodotto che arriverà in Italia sarà quello americano) a meno 70-80 gradi centigradi. E i primi numeri: sessantamila persone da immunizzare a gennaio, per dare la prima botta in testa al Covid-19. È il maxi-piano per la distribuzione del promettente vaccino della Pfizer, che in Italia arriverà intanto in 3,4 milioni di dosi (sufficienti, vista la necessità di una seconda iniezione di rinforzo, per 1,7 milioni di persone) e che sempre a gennaio sbarcherà anche in Friuli Venezia Giulia.
LA LOGISTICA
Per quanto riguarda i numeri iniziali, sarà un test. Dal punto di vista dell'importanza, il capitolo di svolta della giovane storia della pandemia in regione. Ma oltre ogni altro aspetto, sarà una sfida logistica. «Il sistema sanitario sta avviando le procedure per acquisire, anche attraverso la struttura commissariale, ulteriori dispositivi di conservazione di modo da garantire una maggiore capacità di stoccaggio dei vaccini». Sono i famosi frigoriferi ultra tecnologici in grado di conservare il prodotto a temperature bassissime per un lungo periodo. Un'azienda, la Desmon, li produce anche in Italia in provincia di Avellino, ma Riccardi assicura che la ricerca sarà più ampia. Parallelamente, la Regione ha individuato i siti da trasformare in centri per la distribuzione del vaccino anti-Covid. «È in corso il perfezionamento dell'individuazione delle strutture, definite in base al numero di operatori e alla prossimità con le strutture socio-assistenziali, che presumibilmente vedrà coinvolti l'ospedale di Cattinara a Trieste, Santa Maria della Misericordia di Udine, quello di Gorizia, il Santa Maria degli Angeli di Pordenone, San Polo di Monfalcone e Sant'Antonio Abate di Tolmezzo», hanno chiarito Fedriga e Riccardi. Ogni provincia avrà almeno un hub per le fiale, mentre Udine e Gorizia avranno due poli, considerando Tolmezzo e Monfalcone. Per la distribuzione del vaccino nelle residenze per anziani, questa avverrà grazie a unità mobili simili a quelle già utilizzate attualmente per i programmi di screening, dotate di frigoriferi di dimensioni più ridotte, ma sempre in grado di mantenere la temperatura talmente bassa da mantenere stabile il meccanismo a Rna del prodotto Pfizer.
I DESTINATARI
Così come nel resto d'Italia, anche in Friuli Venezia Giulia si partirà con un primo duplice obiettivo: abbassare la mortalità del Covid e proteggere gli operatori sanitari. Per questo le dosi iniziali saranno riservate a chi lavora nel comparto ospedaliero e assistenziale ma anche agli anziani nelle Rsa e case di riposo. La prima categoria è composta da 48mila persone, mentre sono 11 mila gli ospiti delle residenze protette. «Secondo quanto previsto da Arcuri la campagna vaccinale partirà dai luoghi che, nel corso della pandemia, hanno rappresentato il principale canale di diffusione del virus, come ospedali e strutture residenziali per anziani», ha confermato Fedriga.
I TEMPI
Le prime dosi di vaccino dovrebbero arrivare in regione a fine gennaio e sarebbero immediatamente somministrabili. Entro la primavera potrebbe partire la seconda campagna, per estendere ancora l'immunizzazione durante l'estate e l'autunno 2021. Per raggiungere un'immunità soddisfacente, si punta a vaccinare almeno il 70% della popolazione. Al momento la scelta resta volontaria. «L'approvvigionamento dei vaccini per il Covid-19 è completamente nelle mani della struttura commissariale - hanno ribadito Fedriga e Riccardi - e il sistema sanitario regionale si occuperà della sua somministrazione. È quindi molto importante che il governo, attraverso la struttura commissariale per l'emergenza Covid, riesca ad assicurare una quantità sufficiente di vaccini per coprire il fabbisogno del Friuli Venezia Giulia nei tempi previsti. Successivamente il governo darà il via alle ulteriori fasi del piano, per l'estensione della vaccinazione alla più ampia parte di popolazione possibile, a partire dalle persone con maggiori livelli di fragilità».
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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