«Non sono un furbetto, quadri venduti per sostenere famiglia e il mio studio»

Martedì 8 Giugno 2021
«Non sono un furbetto, quadri venduti per sostenere famiglia e il mio studio»
LA DIFESA
SACILE «Non sono un delinquente e sono pronto ad andare a Strasburgo per dimostrarlo. Se poi è questione di tasse, pagherò». Il professor Giovanni Granzotto si difende con passione. La Guardia di finanza, a cui tante volte ha fatto da consulente quando si trattava di scovare truffe e falsari, se l'è trovata in casa a Sacile il 10 aprile 2019. «È stato il giorno più brutto della mia vita - racconta - hanno guardato perfino sotto i materassi». Noto a livello internazionale, con mostre attualmente aperte a Venezia, all'Ara Pacis e al Mart di Rovereto, cinque anni è stato sottoposto a indagine per una vicenda simile, conclusa con un'archiviazione.
Per far comprendere che cosa gli sta succedendo, parte dal 2007, quando i medici gli diedero poche speranze di vita. «Dopo aver passato 11 sale operatorie - spiega - ho cominciato a dismettere la mia collezione. Io sono il curatore che ha fatto più mostre pubbliche in Italia, 500, e in buona parte dei musei del mondo. La mia collezione personale è dovuta a donazioni e cessioni, è famosa in tutto il mondo». Negli ultimi dieci anni ha smesso di acquistare dipinti e dopo grande crisi 2011/12 ha iniziato la dismissione della sua collezione. «Ho messo tutte le mie entrate personali nello studio per tenerlo in piedi - spiega -, perchè dal Governo Monti in poi nessuna galleria o studio di rilevanza è rimasta aperta in Italia. Sono andati in Svizzera o a Hong King, perchè qui non si reggeva. Io ho voluto mantenerla per motivi familiari e perchè si trova a Sacile».
«Dicono che il mio reddito è ridotto? - prosegue - Tutte le mie fatture sono consulenze o perizie fatte per lo Studio, ecco perchè il redditoè ridotto. Ho continuato a dismettere la collezione per mantenere studio, pagare tasse e sostenere la mia famiglia. Tutto è stato fatto in modo trasparente, come testimoniato dalle carte della Finanza». Granzotto afferma di non aver mai incassato in contanti dalle vendite dei suoi quadri. «Non ho fatto nero - spiega - Bonifici o assegni sono sul mio conto o quello di mia moglie. Ma la cosa che più mi ferisce è che nell'indagine sia stata coinvolta anche la Fondazione Art for childrens e mothers, che si occupa di un orfanotrofio nelle Filippine».
E le due società di New York? «Sono socio, ho speso un sacco di soldi - racconta - Dicono che ho mandato quadri a New York senza farli rientrare e chiedere il rinnovo della temporanea esportazione. Ma i quadri sono rientrati al 90%, hanno confuso le bolle di ritorno con l'andata. Mi hanno sequestrato tutto: pc, cellulari e non hanno trovato un euro di nero. Hanno trovato vendite di quadri personali fatte in maniera ufficiale e trasparente». «Può darsi che debba pagare le tasse su quadri di mia proprietà venduti per necessità e per sostenere l'attività, ma non c'era altro modo - riflette -. Non faccio bella vita, non ho barche, macchine. Zero. L'unica maniera per non chiudere lo studio era dismettere la mia collezione, se anche per questo devo pagare le tasse... può essere che abbia sbagliato».
Ci sono poi gli assegni in bianco. «Ne hanno trovati due, dati in garanzia a fronte di futuri bonifici. Non ho movimenti misteriosi. Ma farmi passare per furbetto o delinquente, no. Rimettiamo le cose al posto giusto. Ho collaborato con la Finanza e in due anni non ho mai avuto piacere di essere sentito dal pm. Penso di essere il mercante italiano che dal punto di vista della correttezza delle fatturazioni non ha paragoni, forse il problema è che ho fatto tutto ufficialmente. Non c'è passaggio denaro che possa essere discusso». Gli avvocati Paolo Pastre e Arnaldo De Vito (per la società) si sono affidati a un pool di tributaristi per ricostruire le movimentazioni. Si riservano di produrre una memoria e di valutare la situazione con l'Agenzia delle Entrate.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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