Luce, parte dal Friuli la ricerca sulle orme di tre Premi Nobel

Lunedì 19 Febbraio 2018
INNOVAZIONE
UDINE Dalla produzione di tende alle cattedre universitarie il passo non è breve: eppure la Pratic, azienda friulana che dal 1960 si è costruita un mercato internazionale nel campo delle tende da sole di design, lo ha compiuto. Ha partecipato a Healthy lighting, un progetto di ricerca neuroscientifico all'avanguardia sviluppato insieme a ricercatori di due atenei: l'Università di Modena e Reggio Emilia e lo Iulm di Milano. Proprio allo Iulm, i vertici dell'azienda, il vicepresidente Edi Orioli e il product manager Fabrizio Ferretti, sono stati chiamati a spiegare in che modo un'appropriata esposizione alla luce garantisce migliori stili di vita. Insieme a loro sul palco dei relatori il semiologo Stefano Calabrese, il narratologo Claudio Dolci, la psichiatra Silvia Ferrari, l'estetologa Serena Zaniboni: un panel di esperti che sono giunti alla conclusione che «dopo il decennio della alimentazione, culminato con l'Expo di Milano, probabilmente è arrivato il momento del decennio della luce, in cui la giusta esposizione alla luce entrerà nelle pratiche architettoniche, negli stili di vita, e in un nuovo protocollo normativo per unità abitative di nuova generazione». La Pratic è pronta alla sfida: ha sempre seguito l'evoluzione della ricerca in questo campo, dove le acquisizioni sono continue. Basti pensare che gli studi sul nostro ritmo circadiano, ossia il meccanismo che ogni 24,5 ore sincronizza i ritmi fisiologici e il corpo umano, hanno fruttato nel 2017 il Nobel per la medicina a Michael Rosbash, Jeffrey C. Hall e Michael W. Young. La tesi che la luce e il modo in cui la percepiamo influenzi il nostro orologio biologico interno è ormai assodata: ed emerge con chiarezza la necessità di riappropriarsi di una vita fatta di luce naturale, ma anche di una corretta fruizione del buio. Troppa luce artificiale riduce il rilascio di melatonina e quindi la vitamina D, di cui ormai tutta la popolazione del mondo occidentale appare carente. La ricerca svela che la luce influisce su molti aspetti, dal dormire all'essere concentrati, passando per l'appetito e la temperatura corporea: a minare il ritmo circadiano intervengono altri fattori come il traffico, la presenza di persone o il rumore delle fabbriche, ma la luce resta di primaria importanza. Ssono gli occhi ed il loro modo di percepire la luce e il buio a determinare la qualità della nostra vita. E i fratelli Orioli, dopo aver costantemente inseguito l'innovazione («anche perché scherza, ma nemmeno troppo, Edi non facciamo in tempo a inventare qualcosa che ce lo copiano») a partire dalla realizzazione di una sede che è finita sui manuali d'architettura, hanno deciso di avventurarsi sul terreno che diventerà decisivo in avvenire per segnare un differenziale di qualità nell'abitare e non solo. Anche se risulta pressoché impossibile immaginare l'attuale società senza la costante presenza di luce artificiale, quest'ultima non è una perfetta sostituta di quella naturale. Non solo i luoghi di lavoro dovrebbero avere almeno il 20% di superficie finestrata per consentire un filtro adeguato della luce solare, ma è soprattutto il buio, quello vero, che non c'è più. La prolungata esposizione a luci artificiali durante la notte causa il fenomeno della stanchezza poche ore dopo la sveglia: ed esporsi troppo alla luce di monitor a led nelle ore serali posticipa il processo che conduce al sonno. Senza parlare di smartphone e tablet: 9 americani su 10 li usano un'ora prima di coricarsi a letto più sere alla settimana. Ma così la presenza della luce inibisce la produzione di melatonina, che induce il sonno, mentre il buio la favorisce. Lo chiamano social jet lag, il disallineamento del fuso orario biologico da quello naturale: però non giova, già che la melatonina non solo facilita il riposo, ma è anche un collettore di quelle specie reattive dell'ossigeno considerate come fattori dei processi di genesi tumorale. Insomma, dormire al buio fa bene alla salute.
Walter Tomada
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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