LO STUDIO
UDINE «Il mare friulano è covid free. Siamo molto soddisfatti

Giovedì 16 Luglio 2020
LO STUDIO
UDINE «Il mare friulano è covid free. Siamo molto soddisfatti di poter dare questa notizia, dopo i campionamenti e le analisi fatte», dice la direttrice dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, l'udinese Paola Del Negro. L'Ogs, assieme al Dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Trieste ha avviato il progetto per valutare la qualità delle acque regionali a maggio scorso. Cinque i siti messi sotto la lente, selezionati in base all'esposizione a fonti di contaminazione delle acque di scarico dei centri abitati, fra cui la laguna di Grado e Marano (con analisi il 27 maggio e il 25 giugno) e il litorale di Lignano Sabbiadoro (con campionamenti 5 chilometri off shore il 27 maggio e il 25 giugno), oltre a Barcola, Filtri di Aurisina e il centro del golfo di Trieste. In nessuno dei campioni analizzati, dice Del Negro, è stata trovata la presenza dell'Rna del virus Sars-Cov-2. Quella made in Fvg è la prima ricerca di questo genere fatta in Italia, aggiunge non senza una punta di orgoglio. Ma i ricercatori non si fermano: il prossimo step prevede altre analisi con un secondo protocollo per avere la prova del nove.
LA DIRETTRICE
«Stiamo lavorando per pubblicare lo studio, perché è innovativo: i metodi sono stati già pubblicati, ma è innovativo averli applicati a questa matrice». Ma, spiega, «non lo abbiamo fatto tanto per pubblicare la ricerca, ma per un servizio messo a disposizione della nostra regione, anche per poter sostenere l'economia del Friuli e del Paese in questo momento difficile. Oggi credo che se diciamo che il mare è covid-free, possa essere un bell'incentivo per il turista che vuole venire a fare il bagno da noi». La scelta di cercare il virus nel mare, spiega, è nata da un doppio input. «Il presidente di Ogs ci ha detto Pensate a cosa potete fare per aiutare la ripartenza, a come la ricerca può sostenere questa fase di ripresa. Parallelamente a questo, pochi giorni dopo, abbiamo anche avuto qualche richiesta in tal senso da parte dei consorzi turistici locali, come la Lisagest di Lignano e Promoturismo Fvg. Così abbiamo detto: va bene. Abbiamo messo insieme la richiesta del nostro presidente e le istanze del territorio e ci siamo messi al lavoro». Non senza preoccupazioni, perché non era certo che il virus non sarebbe stato trovato. «Ma fortunatamente non c'è e ne siamo tutti molto contenti». Ora i campionamenti proseguiranno. «Cercheremo di portare avanti le analisi almeno per tutta la stagione. Questo, quantomeno in Italia, è il primo studio di questo genere. In un grande volume d'acqua si pensa che tutto si diluisca, ma una cosa è ipotizzare che non ci sia nulla e un'altra è provarlo con dei dati di fatto. Noi siamo dei ricercatori e volevamo avere la verifica. Analizzati i campioni, l'Rna non c'è». «Anche se non si può affermare con assoluta certezza l'assenza di coronavirus nelle acque di mare dell'intero Adriatico - spiega Cosimo Solidorom che guida la sezione di Oceanografia la non presenza di tracce di Sars-CoV-2 rivelata dal nostro studio è già una buona notizia».
IL NUOVO MODELLO
L'ipotesi alla base dello studio è che il virus potesse entrare nel sistema marino attraverso le acque nere degli scarichi fognari. I ricercatori hanno analizzato i campioni marini con il sistema di RTqPCR sviluppato dall'Institut Pasteur di Parigi, raccogliendo quasi due litri da ciascun punto di campionamento, che poi sono stati prefiltrati e trattati con il cloroformio. Quindi, è stato estratto l'Rna totale, di tutte le specie ospitate nel mare. «Sono state quindi effettuate le quantificazioni delle abbondanze batteriche e virali dei campioni mediante la tecnica della citometria di flusso e infine effettuata l'analisi di RTqPCR» spiega Francesca Malfatti, professore associato dell'Università di Trieste. Ora, però, i ricercatori intendono andare ancora più a fondo, usando un secondo protocollo di identificazione per confrontare i risultati e confermare i dati ottenuti. «Abbiamo un po' adattato i protocolli usati dalla sanità per le analisi sui tamponi - chiarisce Del Negro - ad un campione ambientale. Adesso, in questa seconda fase, cercheremo di applicare anche altri protocolli per avere ulteriori conferme. Il mare è come un grande essere vivente, solo che per rilevare un'eventuale presenza del virus, abbiamo dovuto filtrare grandi volumi e adattare il protocollo ad una matrice diversa. È stato un lavoro molto intenso». All'operazione hanno contribuito «3-4 persone di Ogs e altrettante dell'ateneo». Lo studio ha richiesto un investimento consistente, «circa 20mila euro, perché i reagenti sono costosi. Le spese sono state sostenute da Ogs e ateneo di Trieste con risorse proprie. Abbiamo comprato la strumentazione per fare l'analisi anche sull'aerosol marino». Nella ricerca sono state coinvolte anche la San Diego State University e la Colorado State University, che, spiega Del Negro, «ci hanno fornito dei campioni di riferimento e ci hanno aiutato a mettere a punto la metodologia».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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