Licenza negata al boss: voleva andare in monastero

Giovedì 13 Agosto 2020
IL BOSS
TOLMEZZO Tra i boss che a Tolmezzo sono sottoposti al regime del 41bis, il carcere duro, c'è anche Pasquale Puca, detto o' minorenne. Un anno fa il capo dell'omonimo clan camorristico di Sant'Antimo ha ingaggiato con il Tribunale di sorveglianza di Trieste un braccio di ferro arrivato fino in Cassazione. Voleva trascorre un mese tra i monaci di un monastero ortodosso, ma prima i giudici della Sorveglianza e adesso quelli della Suprema Corte, hanno respinto la sua istanza. Puca a dicembre 2019 era sottoposto alla misura di sicurezza nella casa di lavoro del carcere di Tolmezzo, misura disposta dal Tribunale di sorveglianza di Udine in ragione della sua pericolosità sociale. Aveva chiesto una licenza trattamentale di 30 giorni, che può essere concessa agli internati per favorirne il riadattamento sociale. Aveva indicato il monastero ortodosso di San Serafino di Sarov, che si trova a San Felice, ai piedi dell'Appennino Tosco-Emiliano in provincia di Pistoia. Una richiesta insolita. Anche perchè Puca in carcere - secondo quanto accertato dai giudici - non avrebbe mai manifestato alcun interesse religioso. Della licenza da trascorrere tra i monaci, inoltre, non ne avrebbe mai parlato con gli educatori di riferimento. Non è stato possibile neanche approfondire i contatti che Puca avrebbe stabilito con il monastero. Per la Cassazione, che ha pienamente condiviso la decisione del Tribunale di sorveglianza, si è trattato di una richiesta «strumentale» da parte di Puca e la questione è stata chiusa con il rigetto della licenza in monastero. A inizio del 2020 - un mese dopo il rigetto della richiesta della licenza - per Puca è stata ripristinata la custodia cautelare in carcere per l'omicidio di Francesco Verde, detto o' Negus, avvenuto a Sant'Antimo il 28 dicembre 2007 e aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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