Lezioni di arabo e Corano bimbi presi a bacchettate

Domenica 18 Febbraio 2018
IL CASO
MANIAGO «Fa malissimo... a volte restano i segni». Il bambino che parla è uno degli allievi di Sultana, l'insegnante di arabo e Corano che richiamava all'ordine i suoi allievi usando bacchette di legno. Lo dice al compagno di banco, dopo aver preso una bacchettata ai piedi e alla spalla perchè era indisciplinato. L'occhio di una microtelecamera, installata da falsi tecnici del gas, da settimane era puntato sulla classe e registrava tutto. Anche le percosse di cui parlava il piccolo. I carabinieri del Reparto operativo di Pordenone per diversi mesi hanno controllato ciò che accadeva in una stanza di 14 metri quadrati, in un condominio nel centro di Maniago, dove una ventina di bambini tra i tre e dieci anni, originari del Bangladesh, frequentavano tre/quattro volte a settimana, per un paio d'ore, una scuola coranica abusiva.
Adesso Sultana non dà più lezioni. Il 15 dicembre scorso gli investigatori hanno fatto irruzione mentre i bambini aspettavano di cominciare a studiare la lingua araba e i precetti coranici. Il suo appartamento è stato perquisito. Le sue bacchette - tre bastoncini sottili e flessibili lunghi 60 centimetri - sono state sequestrate assieme a libri, materiale didattico e registri contabili. Lei, benaglese di 33 anni originaria di Comilla, è stata indagata per maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione di insegnante. A seguire la delicata indagine è stato il procuratore Raffaele Tito, che dal gip Rodolfo Piccin ha ottenuto una misura coercitiva eseguita il 13 febbraio, preceduta il 2 gennaio da un'ordinanza del sindaco di Maniago, che ha chiuso la scuola coranica, una stanzetta di 14 metri quadrati dove dai primi mesi del 2017 venivano accolti contemporaneamente 16 bambini.
Sultana è in Italia da dodici anni con il marito. È un punto di riferimento per la comunità bengalese di Maniago, che le affidava volentieri i propri figli affinchè imparassero l'arabo e l'Islam. È ai carabinieri della stazione di Maniago che sono arrivate le prime segnalazioni. «Voci - si è limitato a dire il colonnello Mario Polito - Voci che ci hanno spinto ad approfondire». A scuola le maestre non si erano accorte di nulla. A casa i bambini non si lamentavano per i lividi lasciati dalle percosse. E i vicini di casa non hanno mai sentito urla o pianti arrivare dall'appartamento della famiglia bengalese. Nemmeno quando la bacchetta calava sui banchi per richiamare l'attenzione dei bambini. O quando Sultana chiedeva ai bambini di allungare le mani per colpirle. Oppure quando calava la bacchetta sui piedi o le spalle.
Nelle videoregistrazioni dei carabinieri sarebbero stati documentati una trentina di episodi. Botte e Corano. Maltrattamenti abituali, ritiene il procuratore Tito, vessazioni fisiche e psicologiche, minacce di percosse brandendo la bacchetta verso i piccoli allievi che si distraevano. Il comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Federico Zepponi, parla di un clima di paura, di bambini e bambine che tentavano di proteggersi con le braccia per evitare i colpi. Eppure la comunità islamica riteneva che la 33enne fosse un'insegnante adeguata. «Lei stessa - hanno spiegato Polito e Zepponi - non si era resa conto che quei metodi violenti di correzione e le ripetute punizioni corporali non sono ammessi. Anche lei, da piccola, nella scuola coranica frequentata nel suo paese d'origine, aveva subìto lo stesso trattamento quando non era sufficientemente preparata o disturbava le lezioni».
Il giorno dell'irruzione nell'appartamento c'erano anche alcune donne-carabiniere. Sono state loro a prendere da parte i bambini mentre i colleghi perquisivano l'appartamento. Per i piccoli è stata una sorta di nuovo gioco: sono rimasti diligentemente in attesa di essere riconsegnati ai propri genitori. La seconda fase dell'indagine prevede la loro audizione, che sarà raccolta in forma protetta, con la presenza di psicologi che aiuteranno inquirenti e magistrati a ricostruire la vicenda. Molti genitori sono già stati sentiti a verbale dai carabinieri: sono papà e mamme che non sono rimasti assolutamente impressionati dalle bacchettate ricevute dai figli mentre imparavano a memoria il Corano.
La scuola coranica improvvisata in una stanzetta di 14 metri quadrati non avrà futuro. L'ordinanza del sindaco ha messo la parola fine alla scuola/centro di aggregazione e ha imposti interventi di pulizia e sanificazione, perchè sono state riscontrate carenze igienico-sanitarie. Il Gip ha invece imposto a Sultana l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria (ogni giorno va a firmare il registro in caserma a Maniago) e il divieto di espatrio.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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