LE REAZIONI
UDINE È bufera sulla situazione dell'ospedale di Udine e, in

Mercoledì 2 Dicembre 2020
LE REAZIONI
UDINE È bufera sulla situazione dell'ospedale di Udine e, in particolare, sulle criticità dei reparti di emergenza. Dopo le scene delle ambulanze in coda in attesa fuori dal Pronto soccorso lunedì sera e dopo la lettera aperta di 29 dirigenti medici al direttore dell'AsuFc, il Nursind chiede le dimissioni dei vertici dell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale e fa sapere che «stiamo valutando un esposto in Procura». La Cgil chiede «una radicale inversione di rotta», la Cisl invita a «essere uniti per dare risposte». Anche la politica si scalda.
I SINDACATI
«Nelle prossime ore - diceva ieri pomeriggio Afrim Caslli (Nursind Udine) chiederemo le dimissioni della direzione generale e della direzione sanitaria dell'AsuFc per incapacità a gestire la situazione. Finora abbiamo sentito solo promesse ma siamo stati mandati in trinca allo sbaraglio, con turni massacranti e carenza di personale spaventosa. Chiederemo il commissariamento dell'azienda. Inoltre valuteremo se ci sono gli estremi o meno per presentare un esposto in Procura». «Non avremmo mai voluto vedere lunghe file di ambulanze davanti ad un pronto soccorso, invece le abbiamo viste anche a Udine. Questo testimonia la disorganizzazione sul territorio e dentro l'ospedale e l'incapacità del sistema di rispondere all'aumento dei numeri. Purtroppo, lo avevo preconizzato già venti giorni fa, nonostante allora sia stato smentito. È brutto dire l'avevo detto, non si può godere di previsioni negative, ma i numeri sono confermati e sono in aumento», dice Alberto Peratoner, presidente dell'Aaroi Emac Fvg, che a inizio novembre aveva scritto alla Regione per rappresentare le sue preoccupazioni. Per Massimo Vidotto, segretario delle Rsu dell'AsuFc, «le assunzioni si dovevano fare prima. Il pronto soccorso va rinforzato perché così non può continuare: quel reparto ha anche subito un numero di contagi significativo». Ma tutto il sistema è in difficoltà. «Ci sono dipendenti - sostiene Vidotto - che hanno dovuto pagare per fare i tamponi ai loro familiari privatamente, a 90 euro l'uno, per poter controllare il proprio nucleo e questi non sono stati entusiasti di sentirsi dire che, il virus, in ospedale lo avrebbero portato loro, quando a San Daniele i contagi sono così numerosi fra pazienti e dipendenti». Di fronte all'aggravarsi del quadro sanitario, la Cgil provinciale, con Natalino Giacomini e l'intero direttivo reclama «una radicale inversione di rotta della governance regionale che, superando un'impostazione propagandistica, inizi a rispondere ai bisogni reali della cittadinanza». Diversa la posizione di Nicola Cannarsa (Cisl Fp): «Non sono per i cambiamenti drastici, sono per un'analisi corretta dei dati. La situazione è complicata, se è un termine adeguato. Ora non è il momento di trovare chi ha sbagliato e dove. È il momento di essere uniti, di dare una risposta e di rispettare gli operatori sanitari che da eroi sono diventati altro. Quando tutto questo sarà finito bisognerà trovare in capo a chi siano le responsabilità. Ora c'è una duplice visione: quella di quanti lavorano dentro il sistema sanitario, stremati e preoccupati per il domani di tutti noi, e quelli che pensano che andare a sciare sia la panacea per tutti noi».
LA POLITICA
Il Pd va all'attacco. «Colpiscono le file di ambulanze nei nostri pronto soccorso, preoccupano i numeri delle persone in attesa e le segnalazioni dei tempi per i tamponi e le prese in carico di cittadini in ansia. Chiunque oggi abbia ruolo e responsabilità deve ascoltare il grido di aiuto dei nostri medici. Non c'è un attimo da perdere ancora, in dirette Facebook, in critiche a parametri o in discussioni sui colori: servono risposte e fatti concreti», dice il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli. «Quello che è accaduto lunedì sera a Udine è molto preoccupante e temiamo sia solo la punta di un iceberg», gli fa eco Mariagrazia Santoro annunciando un'interrogazione. Per Simona Liguori (Cittadini) «di fronte alla situazione del Pronto soccorso di Udine, più che parlare bisogna ascoltare i dipendenti, che devono essere tutelati». Secondo Walter Zalukar (Misto) «il personale manca perché non c'è organizzazione. Se sono arrivati a questo a Udine è anche perché le Usca non funzionano a dovere». «Ci sono nodi riguardanti il personale che devono trovare una soluzione definitiva, non una pezza momentanea», dicono anche Cristian Sergo e Andrea Ussai (M5S).
Cdm
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