La strada in salita per tornare gialli

Sabato 16 Gennaio 2021
L'ANALISI
PORDENONE E UDINE La conferma ufficiale è arrivata nella seconda parte della giornata di ieri: il Friuli Venezia Giulia è in zona arancione da domani e almeno per due settimane. Ma contrariamente a quanto accaduto in autunno, quando di giorni per tornare in giallo ce ne vollero 21, stavolta sarà molto più complicato dimostrare di aver migliorato i parametri. In poche parole, da domani inizierà una lunga maratona per riconquistare la libertà - seppur ancora molto limitata - propria del penultimo livello di restrizioni stabilito dal governo.
IL PERCORSO
Il Friuli Venezia Giulia è stato inserito dall'Istituto superiore di sanità tra le regioni a rischio alto. Significa che senza una stretta ulteriore - secondo gli esperti - si sarebbe scivolati verso una condizione epidemica non controllabile, cioè a un livello di circolazione del virus che avrebbe messo definitivamente in crisi il sistema sanitario. Com'è noto, non è bastato avere un indice Rt sostanzialmente non così elevato (0,94 contro lo 0,91 della settimana precedente) per evitare l'arancione. Hanno prevalso altri fattori, come l'incidenza del contagio sul territorio, la nascita di nuovi focolai un po' in tutta la regione e soprattutto la pressione molto elevata sugli ospedali, da Trieste a Pordenone passando da Udine. Ecco, secondo gli esperti della task force regionale, con in testa il professor Fabio Barbone, il passaggio in zona gialla (in futuro) sarà determinato dall'abbassamento di tutti questi parametri. E non solamente da un eventuale (e auspicato) crollo dell'indice Rt grazie alle nuove restrizioni. Ieri anche il presidente dell'Iss, il friulano Silvio Brusaferro, ha riconosciuto l'importanza del concetto di incidenza del contagio sulle valutazioni: «Il Friuli Venezia Giulia - ha detto presentando il report settimanale in conferenza stampa - ha un'incidenza particolarmente alta sul territorio. Sono quindi richieste particolari e rigorose misure di mitigazione per far sì che la curva si appiattisca per poi decrescere nella stagione caratterizzata anche dall'influenza».
LA SVOLTA
Per iniziare a intraprendere la strada verso il ritorno in zona gialla, quindi, il Friuli Venezia Giulia dovrà guardare innanzitutto a un dato: quello dell'incidenza dei contagi sui 100mila abitanti. In poche parole, dovrà diminuire la circolazione del virus sul territorio. Oggi il valore è di 270 su 100mila residenti (calcolando solo i contagi degli ultracinquantenni, quelli che poi spesso sfociano nei ricoveri), mentre una settimana fa non superava quota 205. La diminuzione del contagio, poi, causerà anche la diminuzione dei focolai e anche quella della pressione sul sistema ospedaliero. Ma non saranno sufficienti due settimane. Lo dice la storia recente.
IL PASSATO
La scorsa zona arancione ha avuto solo l'effetto di appiattire la curva, e non di abbatterla. Anche a inizio dicembre, infatti, i casi continuavano ad oscillare tra i 600 e gli 800 al giorno come valore medio, e i ricoveri in ospedale, arrivati oltre quota 600, non sono mai davvero scesi, rimanendo piuttosto in una situazione piatta sino al termine dell'anno, per poi affrontare una risalita che si è interrotta solamente negli ultimi quattro giorni. Infine l'incidenza, che nonostante la zona arancione è sempre rimasta tra i 600 e gli 800 casi (compresi gli asintomatici, non conteggiati invece dall'Istituto superiore di sanità nelle analisi del rischio) ogni 100mila abitanti su base bisettimanale. Ora, per tornare in zona gialla sarà necessario non solo abbassare l'indice Rt, ma anche dimostrare di aver parzialmente svuotato gli ospedali e di aver permesso la diminuzione dell'incidenza sul territorio. Un processo lungo, che come dimostrato dalla precedente esperienza richiederà più di tre settimane. Il Fvg è entrato nella seconda fascia di restrizioni il 15 novembre ed è tornato in giallo il 6 dicembre. Il ministero della Salute aveva deciso il declassamento della regione quando i casi giornalieri oscillavano tra i 600 e gli 800, mentre i ricoverati con sintomi si aggiravano sui 400. Entrambe le tendenze erano in salita.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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