LA STANGATA
TRIESTE Non soltanto il Friuli Venezia Giulia deve autofinanziarsi

Lunedì 18 Giugno 2018
LA STANGATA TRIESTE Non soltanto il Friuli Venezia Giulia deve autofinanziarsi
LA STANGATA
TRIESTE Non soltanto il Friuli Venezia Giulia deve autofinanziarsi il Servizio sanitario, che costa oltre 2,3 miliardi all'anno superando di gran lunga la metà delle disponibilità finanziarie della Regione. Deve anche ridurre le risorse da destinare alla salute - oppure operare tagli equivalenti su altri fronti del proprio bilancio - per concorrere alla misura di finanza pubblica decisa dallo Stato con la legge di bilancio pluriennale del dicembre 2016 per il 2017, il 2018 e il 2019. E si tratta di decine di milioni di euro.
Lo sancisce con una chilometrica sentenza la Corte costituzionale, che ha respinto tutti i ricorsi presentati dalle Regioni e Province speciali per disattivare tali disposizioni nazionali. Risultato pratico piuttosto immediato: degli sparutissimi 40 milioni di dote lasciata dalla precedente Amministrazione a quella uscita dalle urne del 29 aprile, restano spendibili all'incirca 20, che serviranno in larga misura a riequilibrare i bilanci di alcune Aziende sanitarie e a garantire (con un milione o poco più) la copertura finanziaria del rinnovo contrattuale nel Comparto regionale del pubblico impiego.
LA LEGGE
Le norme nazionali varate alla fine del 2016 perseguivano un obiettivo di risparmio mediante la riduzione dei soldi che lo Stato avrebbe versato nel triennio 2017-2019 al Fondo sanitario nazionale, al quale attingono le Regioni a statuto ordinario e la Sicilia per gestire i propri Servizi sanitari. Tale riduzione ammonta a 3,5 miliardi di euro per il 2017 e 5 miliardi a decorrere da quest'anno, portando al ribasso la dote di provenienza del Fondo sanitario nazionale a 113 miliardi per il 2017, 114 per il 2018 e 115 per il 2019. Alle Regioni speciali lo Stato ha ordinato, con la coercitiva formula del coordinamento di finanza pubblica, di tagliare in proporzione i propri bilanci.
LE REGIONI SPECIALI
Beninteso: siccome sono Regioni speciali, devono prima pattuire il quantum preciso e il come (si è detto che anziché sulla salute si può tagliare altrove, purché la riduzione sia effettivamente compiuta). Lo Stato ha fissato un termine: il 31 gennaio di ciascun anno a cominciare dal 2017. Ma nessuno l'ha rispettato e anzi le Speciali - come osserva la Corte costituzionale - hanno fatto orecchi da mercante per evitare la mannaia, lamentando oltretutto che chi già si paga da solo la Sanità non può essere costretto a pagare anche quella degli altri.
IL CONTO ALLE ORDINARIE
Tuttavia l'effetto, previsto dalle medesime norme nazionali di bilancio, si è rivelato un'oggettiva ingiustizia per le Regioni ordinarie: è stato loro ordinato dal Ministero dell'Economia di farsi carico anche delle quote dovute dalle Regioni speciali, al fine di assicurare in ogni caso il raggiungimento del risparmio a livello Italia.
Ma di quanti soldi stiamo parlando? Di «423 milioni di euro per l'anno 2017 e di 604 milioni di euro a decorrere dall'anno 2018», come si legge nella sentenza. I tecnici della Regione sostengono che per il Fvg si tratti di una ventina di milioni, per quanto la cifra finale pare rivelarsi ben più sostanziosa.
TRATTARE O SUBIRE
La Corte ha ribadito che le misure di coordinamento di finanza pubblica valgono per tutte le Regioni, ordinarie o speciali che siano, poiché concorrono al risanamento dei conti pubblici del Paese. E ha anche riservato una punzecchiata al Fvg per non aver previsto, nel Patto Padoan-Serracchiani del 2014, una clausola di salvaguardia che lo ponesse al riparo da ulteriori esborsi imprevisti sull'altare della finanza pubblica nazionale, cosa che invece hanno fatto le Province autonome di Trento e Bolzano.
E siccome per scucire soldi fuori Patto a una Regione speciale lo Stato deve ricorrere in via generale al negoziato, in questo caso le alternative di fronte al Fvg sono essenzialmente due: o si tenta rapidamente un accordo, beninteso tenendo i soldi dei richiesti risparmi nel cassetto, oppure si aspetta che lo Stato - come rileva la Consulta - provveda in via unilaterale con atti propri.
MA NON SIA LA NORMALITÀ
L'unica, ma importante particolarità alla quale il Governo dovrà porre attenzione è di conferire alle proprie ingiunzioni di risparmio il carattere di straordinarietà. Qualora, per converso, ordinasse al Fvg di operare tagli in via strutturale, sarebbe Roma a rischiare censure di incostituzionalità. Ed è sempre la Corte medesima a prefigurare tale eventualità di scenario.
Per inciso, nel rinnovare l'intesa Stato-Fvg nel gennaio scorso per le annate 2018 e 2019, le parti non hanno minimamente accennato a questi tagli. E men che meno hanno condiviso misure di salvaguardia per la Regione.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci