LA PROPOSTA
UDINE L'emergenza sanitaria da Coronavirus ha messo in evidenza tutta

Mercoledì 12 Agosto 2020
LA PROPOSTA
UDINE L'emergenza sanitaria da Coronavirus ha messo in evidenza tutta la fragilità delle case di riposo. Per non vivere più esperienza devastanti come quelle delle residenze per anziani di Paluzza, Mortegliano, San Giorgio di Nogaro, strutture dove la conta dei morti è stata drammatica.
Con l'intento dei non far rivivere a ospiti e familiari momenti di simile tragedia, l'Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Udine propone una rivoluzione nella gestione clinica delle case di riposo. Un lungo e dettagliato documento, messo nero su bianco, condiviso dall'Ordine dei medici e sottoposto al vaglio del vicegovernatore con delega alla salute, Riccardo Riccardi, prospetta il nuovo corso delle residenze per anziani
Una riorganizzazione per le realtà più colpite, anche in Friuli Venezia Giulia, dal Covid-19, che ha ucciso anziani fragili, per lo più non autosufficienti, morti senza il conforto di un viso familiare, senza che figli o nipoti potessero tenere loro la mano negli ultimi istanti di vita. Una tragedia da non dimenticare, ma da cui trarre insegnamento per riuscire a tutelare al meglio i nostri nonni.
IMPARARE DAGLI ERRORI
«L'esperienza vissuta in questi mesi a causa della pandemia ricorda il presidente dell'Opi Udine, Stefano Giglio ha messo a dura prova le organizzazioni del sistema case di riposo della nostra regione. Tra i problemi più evidenti si osserva come la difficoltà nel reclutamento di personale, soprattutto infermieristico, unita alla parziale o totale assenza di una figura di coordinamento, abbia contribuito nella difficile gestione degli eventi legati al Coronavirus.
Nessuno ha la bacchetta magica in tasca, ma l'Ordine degli infermieri ha studiato, cercato, approfondito e alla fine ha steso un documento con l'unico obiettivo di non rivivere più certe situazioni e, anche al di là dell'emergenza Covid, offrire un punto di vista nuovo per la vita degli anziani nelle case di riposo.
PRIMI OBIETTIVI
Un nuovo modello organizzativo che serve anche a sgravare gli ospedali, il 112 e tutto il personale di emergenza, garantendo allo stesso tempo la migliore assistenza agli ospiti delle residenze per anziani e che potrebbe diventare un modello di riferimento da esportare anche nelle altre regioni italiane.
«In sintesi spiega Giglio le misure auspicate riguardano l'introduzione della figura del direttore sociosanitario che secondo noi è un aspetto importante, come avvenuto in Veneto dove è stata avanzata la proposta di un direttore ogni 260 posti letto, ma che per il Friuli Venezia Giulia potrebbero essere sette/otto in tutto, investendo il direttore di poteri organizzativi e gestionali, perché abbiamo osservato che nelle strutture gestite dai soli privati c'è stata una minore incidenza di casi, mentre la maggior parte sono stati osservati nelle strutture in capo al Servizio sanitario regionale, ma con servizi esternalizzati a cooperative».
GARANTIRE LA CONTINUITÀ
Il vulnus sta proprio qui. «Le cooperative hanno un alto turnover di personale, quindi tante persone nuove che girano nelle case di riposo e spesso si tratta di personale neoassunto non specializzato».
Scatta dunque la necessità non solo di una figura dirigenziale, ma di infermieri specializzati e di un medico di medicina generale all'interno delle strutture in modo stabile. «Attualmente prosegue Giglio - si assiste alla presenza di un numero rilevante di medici di medicina generale che transitano a orari e giornate prestabiliti nelle residenze per assolvere alle necessità dei propri assistiti. Se si prevede l'inserimento della sua figura all'interno delle strutture in modo stabile, questo potrebbe essere un valore aggiunto che crea maggior sicurezza nella gestione delle situazioni patologiche presenti, contribuendo alla riduzione dei ricoveri ospedalieri che spesso risultano impropri».
La mancanza di questa figura, infatti, sembra essere alla base di numerose chiamate al 112. «Dobbiamo stimolare la formazione a livello universitario e inserire questi professionisti in un modello da rivedere, non possiamo pensare di avere infermieri recuperati da agenzie interinali e privi di competenze. Ma soprattutto dobbiamo pensare di avere un modello aziendale diverso, con un nuovo presidio clinico». Da qui l'esigenza di avere anche un coordinatore infermieristico per le case di riposo.
SPESE COMPENSATE
E i conti? «In emergenza, la Regione e le aziende sanitarie hanno dovuto metterci mano per colmare le carenze delle società di servizi; facendo quattro conti si va a pareggio riprendendo in capo la gestione da parte del pubblico».
Parole a cui si allinea il presidente dell'Opi di Pordenone, Luciano Clarizia: «In sanità la qualità è risparmio sostiene e oggi non si può non investire nelle case di riposo e nelle Rsa. Chi lavora in queste strutture non può essere senza esperienza, è più complesso che gestire una terapia intensiva. Ritorniamo l'eccellenza che eravamo».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci