LA NOVITÀ
UDINE La guerra contro il coronavirus si combatte anche fra le

Venerdì 10 Aprile 2020
LA NOVITÀ UDINE La guerra contro il coronavirus si combatte anche fra le
LA NOVITÀ
UDINE La guerra contro il coronavirus si combatte anche fra le mura di casa, oltre che negli ospizi. Per questo, anche in provincia di Udine, entrano nel vivo le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), previste dal decreto legge del 9 marzo. Sanitari dedicati, in mini-squadre (una guardia medica e un infermiere del territorio per ciascun distretto, che a regime dovranno essere attivi tutti i giorni dalle 8 alle 20 in turni di sei ore) chiamate ad affiancare i medici di famiglia nella cura a domicilio dei pazienti positivi o ancora solo sospetti, ma anche nel supporto dei pazienti delle residenze protette e dei malati negli ospedali per acuti. Del piano, che si articola in due fasi secondo il protocollo approvato il 20 marzo scorso dall'AsuFc (Residenze per le strutture protette, e Domicilio per i pazienti a casa), si è parlato ieri in un vertice fra i direttori di distretto e i rappresentanti dei medici delle unità distrettuali di medicina generale.
LA STRUTTURA
Come spiegano i camici bianchi, «le Usca sono partite e si stanno organizzando. Sono state individuate alcune persone disponibili e stiamo vedendo di organizzarci con gli orari. Con la prossima settimana dovrebbero essere in grado di essere operative in provincia. Nel distretto di Udine sono stati già individuati tre colleghi di guardia medica che si alternano e un'infermiera e sono pronti per partire. Nei prossimi giorni, speriamo entro il 20, dovrebbero riuscire a partire anche Codroipo, San Daniele, Gemona e Tolmezzo, che nel giro di 8-10 giorni dovrebbero farcela. Anche Cividale dovrebbe partire a breve».
In totale, spiegano i referenti dei medici, «da Tarvisio a Varmo, nel territorio dell'ex Azienda 3 abbiamo trovato una decina di persone disponibili. Nel resto della provincia ce ne sono altre dieci circa, soprattutto per la copertura a domicilio, perché per le case di riposo bisogna organizzarsi in modo più consistente, con il modello della task force. Si partirà dopo Pasqua. In una prima fase la disponibilità non potrà essere di 12 ore. Stiamo lavorando con i capi dei distretti per avviare il servizio prima possibile».
Nell'area della Bassa per i distretti di Cervignano e Latisana i 7 professionisti (di Pordenone, Latisana, Trieste, Monfalcone, San Daniele, Gorizia e Udine) individuati come medici di continuità assistenziali per le Usca hanno già iniziato ad operare a marzo (come si evince da un decreto dell'AsuFc del 6 marzo) «per dare avvio alla prima fase presso le strutture residenziali per anziani» e ora saranno impiegati nella fase due Domicilio.
NORME DA CHIARIRE
Uno dei problemi sollevati dagli addetti ai lavori riguarda l'assicurazione per rischio biologico e infortunio sul lavoro, visto che le norme, dicono, non sono di facile comprensione. Di questo e anche della necessità di avere le protezioni necessarie per entrare senza rischi a casa di persone potenzialmente infette o già contagiate si è parlato mercoledì in una riunione dedicata alla Bassa.
LE REAZIONI
Alle Usca, nonostante l'acronimo da astronave, plaude il presidente dell'Ordine dei medici di Udine Maurizio Rocco: «Mi pare che sia una buona idea. I medici di continuità assistenziale andranno nelle case di quelli che hanno la necessità di essere visitati o di fare un tampone. Se non hanno i dispositivi, però, non possono andare». In linea di massima, «riteniamo che sia una scelta corretta, per seguire le persone in isolamento, chi deve fare il tampone o quelli che hanno altre patologie». «I colleghi opereranno in stretto contatto con i medici di famiglia aggiunge Gian Luigi Tiberio della Fimmg - Le Usca potranno essere attivate o da noi medici di base o dai dipartimenti di prevenzione, ma il tutto dovrà essere gestito in modo trasparente fra i vari professionisti. La conoscenza della situazione clinica del paziente è fondamentale. Noi conosciamo il vissuto, la situazione familiare, le criticità».
Come ricorda il consigliere regionale Walter Zalukar «le Usca, che a Trieste sono già attive nelle case di riposo, per essere pienamente efficaci devono avere alle spalle anche un supporto organizzativo del dipartimenti di prevenzione. Evidentemente, a mio parere, a Trieste qualcosa non deve aver funzionato. Per Udine e Pordenone mi auguro che non sia così». Zalukar si indigna perché ai medici Usca il decreto legge «corrisponde un compenso lordo di 40 euro per andare in prima linea». A portare l'attenzione sulle Usca era stata anche Simona Liguori (Cittadini) che in commissione mercoledì aveva chiesto dati e numeri all'assessore Riccardo Riccardi: «Spiace constatare che durante la commissione non sia stata data alcuna risposta». Per Nicola Conficoni (Pd), «a fronte della nuova emergenza rappresentata dalle case di riposo, è urgente che le Usca siano pienamente operative su tutto il territorio regionale e che le unità possano entrare nelle strutture e nelle case. Migliorare il coordinamento è ancora un'esigenza presente, cui l'Arcs potrebbe contribuire in modo decisivo».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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