L'Ordine e il sindacato: servono risposte Il direttore: ascoltiamo chi sta in trincea

Giovedì 3 Dicembre 2020
L'Ordine e il sindacato: servono risposte Il direttore: ascoltiamo chi sta in trincea
LA POLEMICA
UDINE (cdm) Dopo la scena delle ambulanze in attesa fuori dal Pronto soccorso di Udine il 30 novembre e dopo la lettera di denuncia di 29 camici bianchi dei reparti di emergenza, sollecitano risposte rapide e urgenti sia l'Anaao-Assomed (sindacato dei medici dirigenti) sia l'Ordine, che chiedono di risolvere al più presto le tante criticità segnalate.
LE RISPOSTE
Fra le proposte dell'Anaao, esposte dal segretario Valtiero Fregonese, non solo l'utilizzo di tutte le strutture fisiche e di tutto il personale dell'AsuFc per la cura dei pazienti covid, ma anche il coinvolgimento immediato degli specializzandi e, soprattutto la sospensione temporanea delle attività non urgenti in tutto l'ospedale di Udine. «Ci risulta infatti che ancora oggi vengono erogate prestazioni programmate, non urgenti, presso vari reparti dell'ospedale, in modo incompatibile con l'attuale emergenza», scrive Fregonese. «Coinvolgere gli specializzandi? Stiamo cercando già di farlo - assicura il direttore dell'AsuFc Massimo Braganti -. Sulle strutture per pazienti covid per alcuni aspetti posso concordare, ma le prestazioni oncologiche e urgenti non possiamo non erogarle. Avevamo già dato la disposizione di sospendere quelle non urgenti. Farò fare una verifica dai direttori dei presidi se qualcosa non viene osservato in questo senso. Ringrazio della segnalazione. Non abbiamo occhi dappertutto. Le proposte che arrivano da chi sta in trincea ci possono permettere di superare le criticità». Il presidente uscente dell'Ordine dei medici Maurizio Rocco ritiene «un atteggiamento non accettabile» il fatto che varie proposte sin qui formulate dai medici del Pronto soccorso di Udine «pare non siano state ascoltate né recepite» e invita a risolvere al più presto i problemi.
A preoccuparsi che anche a Tolmezzo possano crearsi dei problemi per il pronto soccorso è il circolo Pd locale, che teme sia «sovraccaricato da un afflusso così intenso e continuo di pazienti da non poter garantire né un appropriato e celere trattamento di ogni situazione clinica né una adeguata protezione da possibili contagi del virus», come dice il segretario Michele Mizzaro, anche assessore comunale. Ma Braganti, numeri alla mano, rileva che il 30 novembre, il giorno nero per Udine, a Tolmezzo «c'erano 23 accessi con un'attesa massima di 40 minuti» e ieri «alle 13.30 ne aveva 6 gialli, 6 verdi e 2 bianchi, con un tempo massimo di attesa di 24 minuti. Non mi pare ci sia un sovraccarico». Inoltre, per la dotazione, «ci sono un medico in emergenza dalle 8 alle 20, due medici in pronto soccorso dalle 8 alle 20, un medico 8-16 in Obi e un medico 8-20. In Ps ci sono anche 6 infermieri e 3 oss. Se poi cavalcando l'onda emotiva della situazione, bisogna fare un caso di tutto, ne prendo atto».
LA POLITICA
 Il Pd con Cristiano Shaurli, chiede alla Giunta Fedriga di ascoltare il grido d'allarme dei medici e degli esperti, cambiando approccio, riprendendo «in mano con umiltà un rapporto con le nostre strutture sanitarie» e riaprendo il dialogo con il personale. Cristian Sergo (M5S), invece, si preoccupa per l'occupazione delle terapie intensive, con numeri «impietosi, tanto da far pensare che i piani delle varie Aziende sanitarie siano completamente saltati». La Cgil, poi rilancia l'emergenza case di riposo, visto che «al 1° dicembre il numero complessivo di casi positivi nella seconda ondata era di 1.835 persone tra gli ospiti, il 19% rispetto ai posti letto occupati, e di 742 tra i 7.025 operatori, più del 10%. Il totale complessivo, quindi, è di quasi 2.600 positivi». «Di fronte al dilagare del contagio, è legittimo chiedersi quanto abbia inciso la disposizione che obbliga le case di riposo a tenersi i contagiati».
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