L'OPERAZIONE
UDINE Lupi e orsi nei boschi friulani: una presenza ormai acquisita

Giovedì 5 Dicembre 2019
L'OPERAZIONE
UDINE Lupi e orsi nei boschi friulani: una presenza ormai acquisita e in fase di consolidamento, ma per diversi aspetti ancora poco conosciuta. Ora si va verso forme sistematiche di monitoraggio sulla scorta, da una parte, di un accordo della Regione con l'Ente di gestione delle aree protette nelle Alpi marittime per i lupi e un'alleanza multilaterale con la Fondazione Edmund Mach (Fem), l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), le Province autonome di Trento e Bolzano e le Regioni Lombardia e Veneto per gli orsi. La coppia di provvedimenti è stata approvata dalla giunta del Fvg su proposta dell'assessore alle Risorse agroalimentari e forestali Stefano Zannier (Lega).
GLI ORSI
A proposito dell'orso bruno, la Regione osserva che «è risultata evidente la necessità di assicurare l'armonizzazione delle politiche di conservazione su scala alpina». Ne discende l'opportunità di praticare un gioco di squadra fra gli enti territoriali interessati. Assume, in tale contesto, una particolare importanza il monitoraggio di tipo genetico: per questo il Fvg intende sviluppare un'attività (per ora) di respiro triennale che punti soprattutto proprio sulle analisi genetiche, decisive per garantire un livello adeguato di tutela di questi nobili abitatori delle foreste. Non solo: la collaborazione fra la Fondazione Mach e l'Ispra ha già reso possibile la realizzazione di una banca dati genetica di riferimento nazionale per l'orso bruno sull'intero arco alpino. A parte il controllo che si ricava sugli orsi muniti di radiocollare, la Regione osserva che il monitoraggio genetico permette una stima più attendibile della consistenza della popolazione dei plantigradi nei nostri territori alpini come pure dei loro abituali spostamenti, visto che l'orso al pari del lupo è un ottimo camminatore. L'intesa prescrive alla Regione il compito di raccogliere campioni biologici attribuiti all'orso bruno «da parte del personale addetto alla raccolta, secondo i protocolli indicati». Tali campioni, da conferire alla Fondazione, dovranno essere principalmente raccolti con sistemi non invasivi e dovranno essere raccolti freschi, ossia entro tre giorni dalla loro deposizione in caso di escrementi, entro due settimane in caso di peli provvisti di bulbo. Soltanto in via subordinata sarà consentita la raccolta di campioni con metodi invasivi. In tal caso dovranno essere seguite con scrupolo le indicazioni dettagliate fornite all'uopo dall'Ispra e dalla Fem, utilizzando le carcasse rinvenute nei boschi o singoli individui catturati per scopi scientifici e successivamente liberati. L'intesa pattuisce che alla Fondazione Mach possano essere conferiti fino a un massimo di 112 campioni all'anno fra le Regioni e le due Province autonome coinvolte nel programma. In particolare, Veneto e Fvg potranno consegnare ai laboratori della Fondazione fino a un massimo complessivo di 67 campioni per anno, pari a 201 campioni di varia tipologia nell'arco del triennio di durata dell'intesa.
I LUPI
I signori della foresta hanno ripreso ad abitare il Fvg ed è proprio in questi boschi che a quanto pare si sono riuniti i ceppi appenninico (che ha risalito l'intero arco alpino dalla Liguria al Tarvisiano) e balcanico (presente in zona da qualche tempo dalle Alpi Giulie al Carso). In collaborazione con il Parco delle Alpi marittime nell'ambito del progetto Life Wolf Alps dell'Unione europea è stato già possibile, analogamente a quanto avvenuto per gli orsi, dar vita a una banca dati genetica di riferimento nazionale per le Alpi. Di più: analisi genetiche in tal senso hanno già potuto acclarare la nascita sulla Pedemontana pordenonese delle prime cucciolate friulane frutto dell'incontro fra lupi appenninici e balcanici che avevano lasciato i rispettivi branchi d'origine per dar vita a quel tipico fenomeno che è la dispersione dei singoli individui alla ricerca di un compagno o una compagna per fondare un nuovo gruppo. La Regione punta non soltanto a un prolungamento, ma a un potenziamento delle attività di monitoraggio in collaborazione scientifica con il Parco delle Alpi marittime, considerando oltretutto che il progetto Life Wolf Alps prevede, tra l'altro, «azioni di monitoraggio della popolazione di lupo su scala alpina e di prevenzione dei danni agli animali domestici». Di rilievo particolare assume anche la necessità di monitorare il fenomeno dell'ibridazione, ossia degli accoppiamenti, con conseguenti filiazioni, fra cani rinselvatichiti e lupi, cosa questa assai pericolosa per la biodiversità del lupo stesso.
Maurizio Bait
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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