L'INDAGINE
PORDENONE «Nulla è perfetto ma sicuramente nessuna di quelle

Lunedì 17 Febbraio 2020
L'INDAGINE PORDENONE «Nulla è perfetto ma sicuramente nessuna di quelle
L'INDAGINE
PORDENONE «Nulla è perfetto ma sicuramente nessuna di quelle pesanti accuse che sono state mosse nei miei confronti e nei confronti della struttura che gestisco ha il ben che minimo fondamento». Sono trascorsi pochi giorni dalla bufera che ha travolto il canile di Villotta di Chions. Da una parte c'è la Procura di Pordenone che ha indagato Aurora Bozzer, legale rappresentate della struttura, per truffa e peculato; dall'altra c'è la stessa presidente che, carte in mano, sta cercando in tutti i modi di tutelare se stessa ma soprattutto il suo Rifugio.
LE CARTE
Mostra la relazione conclusiva del sopralluogo effettuato il 30 gennaio al Rifugio dalla direzione della struttura complessa Sanità animale e dai veterinari ufficiali dell'Asfo. Durante l'ispezione sono stati verificati i requisiti strutturali delle strutture di ricovero e custodia permanente per cani e del contumaciale, requisiti gestionali e custodia permanente. Il sopralluogo, iniziato alle 12.45 e concluso alle 16, ha rilevato soltanto il rifacimento-adeguamento (in corso) della recinzione esterna. «Le parole che sono state spese, anche da parte di chi avrebbe dovuto usare maggior rispetto e prudenza - sottolinea Bozzer - hanno ferito molte persone, oltre a chi è tuttora oggetto di un'autentica gogna mediatica come la sottoscritta. Persone che conoscono perfettamente e nel dettaglio la vita e la storia del Rifugio».
LE VERIFICHE
La fase è delicata. Sono ancora in corso verifiche e approfondimenti da parte di Polizia di stato e Guardia di finanza, oltre al fatto che i 58 comuni (tra Friuli e Veneto) convenzionati con il canile di Villotta stanno seguendo con particolare attenzione gli sviluppi della vicenda. Ci sono già sindaci pronti, eventualmente, a far saltare ogni accordo in essere. In questa fase Bozzer sta mettendo sul tavolo, nero su bianco, tutte le carte a disposizione. Compresa l'ultima relazione del Servizio veterinario: «L'Azienda sanitaria, oltre a essere sempre presente nel Rifugio per i suoi compiti istituzionali, redige periodici verbali ispettivi sull'attività. Controlla - afferma la legale rappresentante del canile - gli aspetti strutturali, organizzativi, burocratici e di benessere degli animali ricoverati secondo le leggi e i regolamenti vigenti». Il 30 gennaio - 10 giorni prima del blitz degli uomini della Polizia di stato - i veterinari dell'Azienda sanitaria avevano trascorso più di tre ore all'interno della struttura e, seguendo un protocollo ufficiale estremamente dettagliato, avevano tratto le conclusioni. Il mese scorso, dunque, avevano rilevato unicamente la necessità di riparare un pezzo della recinzione, sulla quale, peraltro, i volontari stavano lavorando». E aggiunge: «Dopo un'analoga ispezione avvenuta a marzo dell'anno scorso, il Rifugio aveva ricevuto l'approvazione totale. Tant'è vero che siamo forse l'unico canile, in Regione, completamente in regola e non in deroga (altre strutture hanno ancora tempo tre anni per mettersi a norma). Lo scrupolo dei medici veterinari dell'Asfo (con loro anche un veterinario comportamentalista) è molto elevato. Il che, se da una parte ci ha richiesto negli anni un considerevole impegno, dall'altra ci ha aiutato - precisa Bozzer - a migliorare la struttura e le persone: lavorano con noi dodici dipendenti a tempo indeterminato e sei medici veterinari professionisti».
In questi giorni, per tanti che hanno puntato il dito nei confronti del Rifugio e della sua presidente, tanti altri hanno spezzato una lancia a loro favore. «Stiamo ancora ricevendo Bozzer fa il punto della situazione molti messaggi di solidarietà. Non solo: più persone ci stanno inviando donazioni in denaro (l'ultima di mille euro da un cittadino di Fiume Veneto) per affrontare le spese legali».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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