L'INCONTRO
UDINE D'accordo con i percorsi che diverse Regioni ordinarie hanno

Sabato 21 Luglio 2018
L'INCONTRO UDINE D'accordo con i percorsi che diverse Regioni ordinarie hanno
L'INCONTRO
UDINE D'accordo con i percorsi che diverse Regioni ordinarie hanno ormai avviato per un'autonomia differenziata all'interno dell'organizzazione statale, ma questo processo per le Regioni a statuto speciale deve rappresentare «un ascensore», cioè una possibilità ulteriore per vedere rafforzata la propria autonomia e ulteriormente legittimato il trasferimento di funzioni. È la sintesi che il neopresidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, fa del documento che ieri i presidenti delle Regioni a statuto speciale hanno consegnato alla ministra degli Affari regionali, Erika Stefani, all'assemblea della Conferenza dei presidenti del Consiglio, durante la quale la ministra ha, tra l'altro, illustrato il percorso e le tappe che il Governo intende seguire nel rapporto con le Regioni che hanno avviato l'iter di richiesta di un'autonomia differenziata. «Ciò che è stato significativo prosegue Zanin è che la ministra ha evidenziato come non sia assolutamente nelle intenzioni del Governo mettere in difficoltà le Regioni a statuto speciale. Anzi, proprio il rapporto con queste Regioni può essere d'esempio su come sia possibile per ogni territorio, naturalmente d'intesa con lo Stato, determinare quante e quali funzioni possa gestire e quindi siano trasferibili». Le Speciali, inoltre, «possono diventare anche interlocutori importanti per cominciare a dipanare con loro i molti contenziosi che si sono originati riguardo alle cosiddette materie concorrenti», quelle cioè sulle quali la potestà è in coabitazione tra Regione e Stato.
Nel documento consegnato, le Regioni a statuto speciale scrivono, tra l'altro, che «chiusa la fase dei tentativi di riforme istituzionali, le autonomie speciali si attendono una fase nuova, di effettivo rilancio delle autonomie e di piena attuazione del Titolo V della Costituzione, come disegnato dalla riforma in senso federale dalla legge costituzionale 3 del 2001 e ancora non pienamente sperimentata». Volto a ribadire la «responsabilità» che l'autonomia impone, e non certo condizioni di privilegio, il Coordinamento dei presidenti dei consigli delle Regioni speciali ha dedicato un paragrafo del documento all'aspetto finanziario connesso all'autonomia: «È forse utile ricordare che nel tempo le autonomie speciali hanno contribuito ampiamente agli obiettivi del patto di stabilità e della solidarietà nazionale e al pari di tutte le Regioni hanno adottato omogenei sistemi contabili e di trasparenza, verifica e controllo della spesa». Una premessa per dire che «si ribadisce il pieno impegno a contribuire alla riduzione del deficit dello Stato, ma si rifiuta ogni imposizione non concordata in tema dell'entità degli accantonamenti». Un richiamo, in sostanza, a un rapporto pattizio con lo Stato, per il quale le decisioni anche in materia finanziaria, fossero pure delicate e spinose da prendere, debbono essere concordate tra le parti. La specialità «non deve quindi essere rappresentata come separatezza e privilegio hanno sottolineato i presidenti -, ma neanche come una fastidiosa anomalia». Se «storicamente ha aperto la strada all'esperienza regionalistica in Italia», hanno aggiunto, «tuttora, opportunamente valorizzata, può rappresentare la prospettiva più avanzata dell'autonomia, capace di coniugare i principi generali con aspettative e istanze tipiche e necessariamente diverse». I presidenti hanno infine chiesto alla ministra «una continuità in proroga» della Commissione Paritetica sino alle nomine successive, «in modo da evitare interruzioni dell'attività».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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