L'assessore Bini: «Chi ha goduto dei bonus ne aveva diritto»

Mercoledì 12 Agosto 2020
L'assessore Bini: «Chi ha goduto dei bonus ne aveva diritto»
LA POLEMICA
TRIESTE Una legge con pochi paletti, tanto da non fare da filtro rispetto a richiedenti con lauto stipendio che hanno avuto accesso a un bonus a fondo perduto pensato per le attività colpite da lockdown?
È l'interrogativo che si è posto in queste ore dopo che anche in Friuli Venezia Giulia si sono registrati alcuni casi di politici che hanno fruito delle opportunità offerte da norme nazionali e regionali, per destinarle a realtà economiche in cui sono coinvolti con titolo e partecipazioni diverse.
I BENEFICIARI
Dopo l'auto dichiarazione del consigliere regionale Franco Mattiussi di aver richiesto e ottenuto il bonus Covid nazionale di 600 euro e quanto previsto dai provvedimenti attuativi della legge regionale 3 del 2020, sono emersi quali beneficiari dell'intervento regionale anche il capogruppo dei Cittadini in Consiglio Tiziano Centis e una realtà alberghiera in cui ha una partecipazione l'ex governatore della Regione e attuale deputato con la lista Fitto, Renzo Tondo.
Con diversi accenti, comune la posizione degli interessati: una azione consentita dalla norma e fondi destinati tutti ad attività imprenditoriali che stavano e stanno soffrendo per l'emergenza Covid e le sue conseguenze. È a fronte di questo scenario che diverse voci in particolare dell'opposizione in Consiglio Fvg si sono levate ad invocare «l'inopportunità» del beneficio a fronte della lauta indennità di carica di parlamentari e consiglieri regionali, ma anche a porre il dubbio sull'impianto delle norme che hanno consentito un tanto.
L'ASSESSORE REGIONALE
Affronta senza ritrosie l'argomento l'assessore alle Attività produttive Sergio Bini, colui che in Giunta regionale per settimane e settimane è stato costantemente a tu per tu con il tessuto economico che chiedeva ossigeno immediato e taglio dei lacci burocratici per poter sopravvivere.
«Con il senno del poi è facile avanzare considerazioni», premette quasi a rivivere i giorni del lockdown e le ore in cui si dovevano mettere a punto soluzioni d'emergenza. «In quei momenti le aziende ci chiedevano ossigeno, cioè contribuzioni, e velocità. Nella fase emergenziale del resto bisognava iniettare sangue velocemente, pena la morte del paziente».
Se questa è la cornice in cui Bini considera opportuno rimettere le azioni legislative compiute, il suo ruolo di assessore alle Attività produttive e la sua storia di imprenditore lo spingono ad entrare anche nelle particolarità tecniche.
PRIMA L'AZIENDA
«Se al centro dell'intervento poniamo l'azienda e non il socio spiega Bini e vale comunque la pena ricordare che la casistica societaria è amplissima e se lo stato dell'azienda rientra in determinati parametri come minori entrate, chiusura forzata., ritengo che il bonus sia un diritto».
Altro invece, prosegue l'assessore, è fare riferimento alle persone fisiche. «In quel caso condivido che chi ha un certo reddito non debba accedere a certi benefici e ciò per altro già avviene».
Considerazioni articolate che consentono a Bini di avere sufficientemente chiara anche la modalità d'azione per il futuro, se le condizioni dovessero richiedere ancora interventi a fondo perduto. «Ci regoleremo allo stesso modo e come ha fatto lo Stato: si ha diritto se si sono avute perdite superiori a una quota stabilita».
CENTIS E I BONUS
Ricalca ragionamenti già espressi da Mattiussi e da Tondo l'intervento che ieri ha fatto il capogruppo dei Cittadini Centis per motivare i bonus nazionali e regionali che ha incassato la sua azienda. «Sono titolare di un'impresa artigiana, con due dipendenti a tempo indeterminato, che conducevo da molti anni prima di essere eletto consigliere regionale ha scritto Tiziano Centis - L'impresa, oltre a non poter disporre del mio apporto come in precedenza tant'è che già nel 2019 è andata in perdita, ha dovuto sospendere l'attività per un lungo periodo a causa dell'emergenza determinata dal Covid 19. Per questo, avendo la responsabilità di garantire la sua continuità, ho ritenuto non solo opportuno ma doveroso far ricorso ai contributi previsti dalla legislazione nazionale e regionale. I fondi non sono confluiti nel mio conto personale ma in quello dell'impresa».
Il segretario regionale del Pd e consigliere regionale, Cristiano Shaurli, conferma però la sua prima reazione: «Per la politica è una colossale figuraccia. Se deve dare l'esempio, non si può nascondere dietro la legge lo permette».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci