L'allarme: «Reparti allo stremo e liste infinite»

Venerdì 20 Settembre 2019
SANITÀ
UDINE «Mancano poco più di tre mesi all'unificazione dei servizi sanitari del territorio udinese, ma le cose vanno male. Gli organici del personale e i servizi per i cittadini, infatti, sono in costante discesa». Lo afferma a gran voce la Cgil.
IL PUNTO
«Come Cgil l'avevamo detto quando l'assessore regionale alla Sanità aveva tagliato di 9 milioni e mezzo le risorse per le assunzioni. Nei primi sei mesi dell'anno l'Azienda udinese ha perso una cinquantina di unità e ne perderà oltre 100 entro dicembre. L'Azienda 3 (Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli) perde una ventina di operatori da gennaio a giugno e ne perderà altrettanti per fine anno. L'Azienda 2 (Bassa Friulana e Isontina) doveva crescere di 82 unità, invece si muove di pochi millimetri. E non va dimenticato l'effetto quota 100, che farà scendere ancora di più i numeri del personale. Anche prevedendo alcuni ingressi di infermieri e operatori sociosanitari, non si riuscirà di certo a coprire le carenze. La causa della crisi è semplice da individuare: nei serbatoi delle Aziende manca la benzina. In realtà la soluzione per risolvere il problema da subito c'è: finanziare le aziende portandole a pareggio di bilancio. La normativa nazionale prevede che, in questo modo, possano ripartire le assunzioni».
LE CRITICITÀ
Ma non c'è solo il calo di personale. «Come Cgil Fp riteniamo che le tre Aziende non si stiano muovendo nel modo migliore, perché il modello di governance che si vuole adottare in vista della partenza della nuova Azienda sanitaria udinese non consentirà a nostro avviso di avere una visione completa dello stato di salute dei cittadini e di interpretare tutti i loro bisogni assistenziali sia durante la degenza che in fase di dimissione. Si rischia pertanto di non gestire al meglio delicato passaggio dalla dimissione ospedaliera alla presa in carico da parte dei servizi territoriali».
IL FUTURO
«Ad oggi non è dato sapere come la direzione intenda riorganizzare la nuova e grande Azienda. Nei reparti di medicina, e non solo, dell'ospedale di Udine si replica il solito film estivo: possono ospitare 39 pazienti ma sono arrivati ad avere anche picchi di 44-46. Il reparto di Medicina dell'Asuiud, che tradizionalmente chiude durante l'estate, riaprirà solo chiedendo al personale, già sotto organico, di fare ore aggiuntive. L'ospedale, inoltre, si vedrà costretto - per recuperare personale- a chiudere un altro reparto: il postacuti. Peccato però che il postacuti, che ha funzionato a pieno ritmo per anni, servisse proprio ad accogliere i pazienti provenienti dalle medicine. La sola manovra d'implementare i posti della Rsa, che tra l'altro accoglie pazienti che hanno già finito il percorso ospedaliero, non sarà sufficiente a garantire lo stesso numero di ricoveri che invece vengono garantiti dall'attuale organizzazione. La Rsa di Tolmezzo, che attualmente è in capo all'Aas3 e che garantisce la continuità assistenziale limitando i disagi in caso di condizioni di fragilità, cronicità e non auto-sufficienza dei cittadini, verrà esternalizzata. Pesanti dubbi, inoltre, gravano sul futuro della week surgery di Gemona».
Poi le liste d'attesa. «Per i cittadini è intollerabile scoprire che un esame che in pubblico si fa dopo mesi e mesi, in regime privato si può fare in pochi giorni. Non si può pensare che la nuova Azienda unica udinese possa nascere con zero assunzioni e zero riorganizzazioni, passando soltanto attraverso nuovi regolamenti su orario e mobilità, turni sempre più massacranti, abuso delle ore straordinarie, ferie e riposi saltati. Perché il paziente torni al centro del sistema sanità serve che assessorato e direzioni aziendali assumano personale e affrontino i problemi cronici che abbiamo indicato. Questa dovrebbe essere la missione di un buon servizio pubblico».
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