Iniezioni ai migranti Pordenone apripista

Lunedì 18 Ottobre 2021
L'INIZIATIVA
PORDENONE Facevano notizia solo se contagiati. «Altri tre migranti con il virus», erano i commenti che si sprecavano un po' ovunque. Ma nessuno, sino ad ora, si era preoccupato di offrire loro l'unica vera possibilità di mettersi al riparo dalla pandemia: il vaccino.
Tutto vero fino a sabato, quando alla Cittadella della salute di Pordenone (il nuovo presidio medico di via Montereale che sarà ufficialmente inaugurato oggi e che fa parte del nuovo ospedale) si è deciso di dare vita a un'iniziativa che non ha eguali in regione: i migranti si sono potuti vaccinare. Tutto grazie all'aiuto dell'Associazione immigrati di Pordenone e di una dottoressa in pensione da sempre vicina agli ultimi, ai meno fortunati.
I FATTI
La rete delle associazioni solidali premevano da tempo, erano arrivate anche ai piani alti della regione. «Serve il vaccino anche per i migranti e i richiedenti asilo, è materia di salute pubblica». E sottointeso, la politica in questo caso non c'entra. Anche il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi, aveva inizialmente aperto alla fattibilità dell'operazione. Poi però, le emergenze convulse della pandemia avevano fatto scivolare il tema in fondo all'agenda. Fino a scomparire. I migranti continuavano ad arrivare dalla Rotta balcanica, continuavano ad essere trovati positivi al tampone ma nessuno aveva più pensato di vaccinarli. Fino a quando la situazione non è stata presa in mano dalle realtà di Pordenone, come l'Associazione immigrati o Rete solidale. Allora è arrivata la svolta.
«Portate i documenti che avete, chi non li ha non importa, non importa neppure se non avete la tessera sanitaria o se è scaduta. Se ci mandate nome cognome e data di nascita, vi verrà preparato il Green pass da darvi dopo la somministrazione del vaccino» è il messaggio fatto circolare dalle associazioni solidali tra i migranti.
LA GIORNATA
L'Azienda sanitaria ha fatto il suo, mettendo a disposizione il centro vaccinale che si trova all'interno della Cittadella della salute da quando ha chiuso il polo della fiera di viale Treviso. «La squadra - ha spiegato Luigina Perosa di Rete solidale - è stata guidata dalla dottoressa Carla Padovan, in pensione ed ex pediatra dell'ospedale di Pordenone, nonché un tempo vaccinatrice sempre al Santa Maria degli Angeli.
Le iniezioni sono state decine, lungo tutto l'arco della giornata, ed è stato utilizzato il vaccino prodotto dall'americana Pfizer, il più distribuito in regione.
LA PLATEA
Pakistani, afghani, migranti provenienti dall'Africa subsahariana. Rifugiati con in mano il permesso figlio della domanda d'asilo oppure irregolari che vivono sulla strada, senza casa né lavoro. E ancora, braccianti agricoli «troppo poveri - come spiegano le associazioni solidali di Pordenone - per potersi ancora permettere un tampone rapido necessario per accedere al posto di lavoro». Le informazioni sono arrivate ai più bisognosi anche grazie all'aiuto della Caritas e della Croce rossa, che hanno contribuito a diffondere il messaggio relativo alla possibilità di accedere alla vaccinazione. «L'antidoto - ripete ancora Luigina Perosa - è disponibile per tutti i migranti e non c'è stato bisogno di una prenotazione. Lo abbiamo sempre detto: si tratta di una questione di salute pubblica e nessuno deve rimanere escluso».
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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