IN AULA
UDINE Paolo Calligaris deve essere assolto dall'accusa di omicidio dell'allora

Mercoledì 17 Luglio 2019
IN AULA UDINE Paolo Calligaris deve essere assolto dall'accusa di omicidio dell'allora
IN AULA
UDINE Paolo Calligaris deve essere assolto dall'accusa di omicidio dell'allora compagna Tatiana Tulissi, uccisa con tre colpi di pistola sull'uscio della villa di Manzano, in cui abitavano, nel tardo pomeriggio dell'11 novembre 2008. Deve essere assolto per non aver commesso il fatto, senza alcun dubbio. È questa la conclusione a cui è giunto ieri il collegio difensivo dell'imprenditore al termine delle proprie arringhe, argomentate nel corso di due udienze dedicate.
LE PAROLE
«Esamino il processo Calligaris con franchezza e rimango sconcertato che siamo a giudizio», ha affermato l'avvocato Alessandro Gamberini uscendo dall'aula. È stato lui a prendere la parola per ultimo dopo che, la settimana scorsa, aveva aperto la discussione l'avvocato Rino Battocletti e ieri mattina aveva cominciato l'arringa la collega Cristina Salon. L'udienza, cui ha preso parte anche Calligaris, è stata poi aggiornata al 19 settembre per le repliche. All'esito il gup Andrea Odoardo Comez si ritirerà in camera di consiglio per la decisione. «Significa che il giudice comprende che è un processo che va studiato», ha giudicato come «positivo il rinvio a dopo l'estate - e noi siamo convinti che più guarda le carte di questo processo più si accorge che è costruito sul nulla, sulla sabbia. È un edificio fatiscente su cui il pm ha cercato di mettere cerotti suggestivi che abbiamo smontato uno per uno. Il processo è costruito su dei falsi storici ha proseguito -. Questi elementi travisati, questi falsi di fatto sono molti e tutti rilevanti. Abbiamo fatto una memoria in cui li abbiamo elencati uno dopo l'altro. C'è la prova, non lo diciamo noi, lo dice il pm ha aggiunto ancora l'avvocato Gamberini -, che Calligaris è arrivato lì alle 18.29. La telefonata al 118 è delle 18.32.57, circa 4' dopo. In quei 4' lui dice di aver svolto delle manovre di soccorso e ci sono molti elementi che depongono in questo senso; sono manovre che, per come le descrive, portano via esattamente quel tempo. Non è un omicidio premeditato visto che aveva un appuntamento con il figlio, sopraggiunto 2' dopo. Per essere un omicidio d'impeto non ci sono i tempi. C'è una prova d'alibi di Calligaris. Il tentativo del pm di scalzare questa prova d'alibi si è rivelato fallimentare. Questo è un omicidio che non ha commesso Paolo Calligaris nonostante il tentativo feroce di 10 anni di inchiesta, fatta violando ogni regola. Nonostante questo non si è costruito nulla».
LE ACCUSE
Secondo il legale «non è stato fatto nulla sulle piste alternative che pure erano state indicate come significative dai carabinieri. Due rapine si erano verificate con le stesse modalità a pochi mesi di distanza negli stessi luoghi, Tricesimo e Manzano». Il legale ha riferito di aver spiegato all'inizio dell'udienza in aula anche il gesto, le dita sollevate a V con il dorso della mano, effettuato da Calligaris all'uscita dall'aula la settimana scorsa. «Non voleva essere minimamente offensivo nei confronti della famiglia di cui abbiamo massimo rispetto. Voleva essere un gesto di intolleranza semmai nei confronti dei giornalisti e dei fotografi. È una persona esasperata da 10 anni di indagini in cui è sempre stato sottoposto a pressioni come autore di un omicidio che non ha commesso». Dopo aver ascoltato le arringhe, il legale dei familiari di Tatiana (la mamma Meri e i fratelli Marzia e Marco presenti come a ogni udienza) ha affermato che «l'impianto accusatorio è fondato e molto specifico». «Prendo atto che la stessa difesa conferma l'arrivo di Calligaris circa 3'50''-4' prima della chiamata del 118 ha detto l'avvocato Laura Luzzato Guerrini -. Mi sembra un arco temporale abbastanza lungo con una persona che si presume ferita o forse già morta. Se una persona non è esperta nel rianimare un soggetto che è a terra qual è l'azione che faccio per prima? si è interrogata il legale - Forse chiamare i soccorsi, il 118. Se invece ho un'esperienza rianimatoria cerco di rianimarla». L'avvocato della famiglia ritiene anche che «le piste alternative siano state considerate ma non c'è stato nessun riscontro. Non ci sono tracce di dna di altre persone. Non è stato asportato nulla. Tatiana indossava i gioielli, aveva anelli di brillanti, rolex e non è stato toccato nulla. In casa non è stato toccato nulla».
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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