Il sindaco: «Devono chiedere i fondi alla Regione, va rimesso a nuovo»

Venerdì 19 Aprile 2019
Il sindaco: «Devono chiedere i fondi alla Regione, va rimesso a nuovo»
LE REAZIONI
TARVISIO «Abbiamo incontrato i referenti della Società e recepito le loro problematiche, ma purtroppo di più non possiamo fare. Li abbiamo invitati a rivolgersi alla Regione competente per l'assegnazione di investimenti di questo tipo». Così Renzo Zanette, sindaco del Comune di Tarvisio, risponde all'appello della Società Alpina delle Giulie. Una cosa è certa, la chiusura del Corsi sarà un grave danno per la montagna friulana «L'importante - prosegue Zanette - è che ci sia la prospettiva che sia rimesso a nuovo e che vengano fatti tutti gli interventi per la sua ristrutturazione». Cristiano Martucci, per diciotto anni gestore del rifugio, invece non è stupito che la Sag chieda aiuto - anche economico - per il Corsi. «Ogni volta che segnalavo un problema, mi rispondevano che non c'erano soldi. Alla fine ho dovuto chiamare l'ufficiale giudiziario». Martucci, come se avesse ancora sotto mano una lista della spesa, fa un lungo elenco degli interventi che erano necessari: la sorgente per l'acqua «ci hanno messo diciotto anni per fare i lavori (durante i quali lo stesso Martucci si infortunò e venne portato via in elicottero ndr)», sostituire le batterie all'impianto fotovoltaico, bagni da rifare, una finestra da sostituire «rotta da quattordici anni e mai cambiata», un nuovo sostegno al balcone esterno «era caduto il travo che lo reggeva, ho dovuto puntellarlo e aspettare cinque anni perché lo riparassero». Nell'inventario c'è anche il tetto, lo stesso evidenziato dalla Sag nel suo appello. «In realtà non si tratta di una cosa imprevista o causata dal vento dello scorso anno. Per anni ho segnalato che faceva sempre più rumore, che il legno era marcio e c'erano delle infiltrazioni che di mia iniziativa andavo a siliconare. Era annunciato che avrebbe ceduto», sostiene l'ex gestore.
Martucci ha il dente avvelenato. Ricorda che pagava ottomila euro all'anno per tenere aperto il rifugio da giugno a ottobre «e quando mi lamentavo che, nonostante pagassi, i soldi per le manutenzioni non c'erano, mi rispondevano che non dovevo preoccuparmi di come venissero usati». Inoltre, alle spalle c'è un contenzioso: nel 2010 Martucci aveva citato in tribunale la Sag per averlo sfrattato «perché mi lamentavo - sostiene - dei lavori non fatti e perché chiedevo i soldi della mia manodopera». Una causa vinta a metà da Martucci con i giudici che - per la prima volta in Italia con una sentenza destinata a fare giurisprudenza - riconobbero che ai rifugi andava applicato un contratto di locazione commerciale della durata di sei anni più sei e non i classici rinnovi annuali, ma che non ritennero necessario il rimborso per i lavori svolti di tasca propria. Anche per questo, alla scadenza del contratto fissata per il 31 dicembre 2018, le strade di Martucci e del Corsi si sono naturalmente divise. Nel cuore, però, c'è sempre spazio per il suo rifugio: «Ora vivo a Budapest insieme a mia moglie e ai figli e faccio l'elettricista. Se mi fa male sapere che il Corsi resterà chiuso? Sì nonostante non guadagnassi molto e fossi costretto a una vita molto impegnativa, ma non fa male solo a me. C'era sempre tanto movimento. Lo Jôf Fuart è facile da raggiungere, da lì partono alcune tra le più belle ferrate delle Alpi Giulie come l'Anita Goitan o la Ceria Merlone e sei in un luogo immerso tra le trincee della Prima Guerra Mondiale». Nonostante l'amore, però, per Martucci la parentesi al Corsi è definitivamente chiusa.
T.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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