Il reclutatore che viveva con i sussidi ad Azzano Decimo

Domenica 8 Aprile 2018
Il reclutatore che viveva con i sussidi ad Azzano Decimo
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AZZANO DECIMO Insospettabili, almeno all'apparenza. Ma di fatto erano reclutatori dell'Isis o predicatori della jihad. A Tiezzo di Azzano Decino viveva Ajhan Veapi, il 40 macedone considerato il braccio destro del cosiddetto imam del terrore, Bilal Bosnic, nell'opera di arruolamento di nuovi foreign fighters tra Veneto e Friuli. Il 26 febbraio di due anni venne arrestato a Mestre dai carabinieri del Ros. Per il centro islamico di Pordenone era transitato Musa Cerantonio, nato in Australia da padre calabrese e madre irlandese: quotato predicatore della guerra santa contro gli infedeli, si era trasferito nel califfato siriano dell'Irake. Un anno dopo era stata la volta di Bosnic, considerato uno dei capi dell'Isis in Iraq: il bosniaco wahabita era colui che, attraverso internet, aveva lanciato appelli rivolti ai giovani musulmani affinché si unissero al califfato. A Tiezzo di Azzano Decimo si ricordano ancora di Ajhan Veapi. Anche perché il suo caso finì alla ribalta nazionale per due motivi: era considerato il braccio destro dell'imam del terrore Bosnic, per quanto riguarda l'arruolamento di combattenti stranieri da unire all'Isis per combattere la jihad e creare un Califfato in territorio siriano ed iracheno, e perché percepiva da due anni l'assegno di disoccupazione, oltre a essere seguito dagli assistenti sociali per un programma di reinserimento. Aveva lavorato come muratore, poi era stato messo in cassa integrazione e quindi licenziato. In virtù dell'assenza di reddito, aveva percepito il fondo di solidarietà erogato dalla Regione a coloro che si trovano in difficoltà e hanno un reddito minimo. Per lui, il mese scorso, è stata confermata la pena a 4 anni e 8 mesi. Condanna ridotta, invece, da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 2 mesi, per Rok Zavbi, il 28nne sloveno che veniva nei centri islamici italiani a raccontare le sue esperienze di guerra in Siria. I due reclutatori dell'Isis, poco meno di un anno fa, erano stati i primi in Veneto ad essere stati condannati per il reato di arruolamento con finalità di terrorismo. Due condanne per complessivi otto anni inflitte, all'epoca, dal giudice per l'udienza preliminare di Venezia, Massimo Vicinanza, con lo sconto previsto per il rito abbreviato. Nei giorni scorsi davanti alla Corte d'assise d'appello, la Procura aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Per l'assoluzione o comunque per una revisione delle condanne si sono pronunciate le difese. Alla fine la Corte ha confermato la condanna a 4 anni e 8 mesi di Veapi e ridotto a 2 anni e 2 mesi quella di Zavbi a cui è stata riconosciuta l'attenuante della dissociazione. Lo sloveno ha infatti da subito collaborato con gli inquirenti. A Veapi e Zavbi gli inquirenti dell'antiterrorismo erano risaliti indagando sulla scomparsa, nel 2013, di un imbianchino di Ponte delle Alpi, Ismar Mesinovic, 36enne, che poi si scoprì aver perso la vita in combattimento ad Aleppo.
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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