IL PROCESSO
PORDENONE Nessun ritocco alle imputazioni sulla presunta bancarotta

Martedì 17 Settembre 2019
IL PROCESSO PORDENONE Nessun ritocco alle imputazioni sulla presunta bancarotta
IL PROCESSO
PORDENONE Nessun ritocco alle imputazioni sulla presunta bancarotta della Onda Communication spa, la società fondata dal presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, e fallita il 19 novembre 2013. Il gup Rodolfo Piccin ieri non ha ammesso le modifiche al capo d'accusa introdotte dalla Procura nell'udienza preliminare dello scorso giugno, quando il processo era già stato incanalato nel rito alternativo che ne prevede la discussione sugli atti d'indagine (in questo caso era condizionato all'audizione di tre consulenti della difesa e di un imputato). La Cassazione - come avevano ricordato gli avvocati Bruno Malattia e Pierluigi Tornago - dice che l'imputazione non può essere corretta e rivista in assenza di nuove prove. E le nuove contestazioni, secondo la difesa, riguardavano fatti che risultavano già negli atti di indagine e conosciuti nel momento in cui si è esercitata l'azione penale.
LA PROCURA
Il pm Monica Carraturo, alla luce di quanto emerso in udienza, aveva ritenuto di aggravare le accuse ipotizzando ricavi inesistenti fino 7,9 milioni nel bilancio 2010. Secondo il Gup, non poteva più intervenire, in quanto era a conoscenza del contenuto della relazione del curatore già prima di iniziare l'azione penale. Il giudice ha rinviato l'udienza al 25 novembre per sentire tutte le parti (curatore fallimentare e consulenti della difesa) in merito ai crediti per operazioni inesistenti, pari a 7.198.000 euro, relativi a bilancio 2010. Vuole capire se vi siano profili di falso.
NUOVA UDIENZA
Si torna in aula per un nuovo contradditorio e per l'esame di Giuseppe D'Anna, amministratore delegato di Onda. Al termine si deciderà se dare inizio alla discussione. Il processo è cominciato a maggio 2018. Coinvolge Agrusti in qualità di presidente del Consiglio d'amministrazione, D'Anna e il pordenonese Giorgio Costacurta, componente del Cda. In seguito all'integrazione istruttoria del Pm, i difensori Bruno Malattia, Elisa Carnieletto e Pierluigi Tornago avevano chiesto termine a difesa per valutare il nuovo capo di imputazione e impostare nuove strategie processuali. Ieri le loro memorie sono state accolte dal Gup. «Eravamo comunque pronti a difenderci», ha precisato Malattia.
LE IPOTESI
Secondo il Pm, gli imputati avrebbero aggravato il dissesto di Onda astenendosi dal chiedere il fallimento. Già dal 31 agosto 2009 la società di Roveredo si sarebbe trovata in stato di insolvenza, con un deficit patrimoniale di 1,5 milioni, e avrebbe esposto nei bilanci ricavi inesistenti per 7,1 milioni (buona parte dei quali oggetto del processo per frode fiscale chiuso con le assoluzioni). Quei ricavi, nel capo d'imputazione modificato, erano saliti a 7.944.923 euro. Si tratta di fatturazioni relative soprattutto a merce consegnata a Telecom Italia e Zte Corporation. Nella ricostruzione degli inquirenti, per far sopravvivere la società sarebbe stato commesso un falso in bilancio per non far apparire le perdite, indicando crediti per imposte anticipate che non avrebbero dovuto essere iscritti e iscrivendo una sopravvenienza attiva per il lodo Ericsson pari a 2,2 milioni.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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