Il lavoro dipendente traina la crescita

Domenica 23 Settembre 2018
Il lavoro dipendente traina la crescita
LA RICERCA
TRIESTE È ancora una volta il lavoro dipendente a trainare la crescita dell'occupazione in Friuli Venezia Giulia dove, nei primi sei mesi dell'anno stando alle stime Istat si registra un aumento di 2.800 occupati rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (506.300 contro 503.500 pari a +0,6%). Una dinamica positiva che, spiega Alessandro Russo, ricercatore dell'Ires Fvg «è attribuibile alla componente dipendente (+4.800 occupati), mentre continua la parabola discendente di quella indipendente (-2.000), in cui sono compresi gli imprenditori, i liberi professionisti, i lavoratori in proprio come commercianti, artigiani e agricoltori, i coadiuvanti familiari, i soci delle cooperative e i collaboratori». Nei primi sei mesi dell'anno, i nuovi rapporti di lavoro dipendente attivati in regione nel settore privato (esclusa l'agricoltura) sono aumentati del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2017 (quasi 5mila assunzioni in più). Sono in crescita tutte le tipologie, ad eccezione dei contratti stagionali che risultano in lieve calo (-2%). In valore assoluto sono aumentate soprattutto le assunzioni a termine (2.479 in più, +8,8%), ma anche quelle a tempo indeterminato mostrano un incremento significativo (913 in più, +11%). Quest'ultima dinamica positiva «non può essere spiegata solo con gli sgravi contributivi previsti per le assunzioni dei giovani under 35, che sono state 648 nei primi sei mesi di quest'anno su un totale di oltre 9.200 nuovi rapporti a tempo indeterminato». Nel confronto con le altre regioni italiane, il Friuli Venezia Giulia è al quinto posto per crescita delle nuove assunzioni a tempo indeterminato dopo Umbria (+19,6%), Veneto (+18,7%), Trentino-Alto Adige (+16,1) e Marche (+11,4%). Per quanto riguarda i più giovani, in crescita il contratto di apprendistato (+14,2%), in continuità con il biennio precedente. In aumento anche il lavoro somministrato (+3,3%) e quello intermittente (+8,8%), che a partire da marzo dello scorso anno ha in parte sostituito i voucher per retribuire le prestazioni occasionali. Con la loro abolizione e successiva reintroduzione il ricorso al lavoro occasionale risulta molto meno intenso: da luglio 2017 a giugno 2018 l'importo lordo totale ha superato di poco i 4 milioni. Sul fronte delle nuove assunzioni a tempo indeterminato, l'aumento del primo semestre dell'anno si è concentrato nei rapporti a tempo pieno (+27,1% mentre il numero di quelli part time è in calo -11,8%) e ha riguardato soprattutto i lavoratori maschi (+17,7% contro il +1,1% delle femmine) di nazionalità italiana (+13,7% contro +4% degli stranieri). La metà è stata effettuata da aziende fino a 15 dipendenti (4.581 su 9.218, contro le 4.240 del primo semestre 2017, +8%) ed inoltre si osserva un aumento particolarmente sostenuto nel manifatturiero (+702 unità, pari a +29,3%). Netto l'aumento delle interruzioni dei contratti per dimissioni dei lavoratori che riguardano ormai quasi il 70% delle cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato: si tratta soprattutto di lavoratori delle imprese più grandi, occupati a tempo pieno e over 50. Seguono i licenziamenti di natura economica in deciso calo mentre aumentano quelli di natura disciplinare passati dal 2,5% del totale nel 2014 a quasi il 5% nel primo semestre dell'anno in corso.
Elisabetta Batic
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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