IL CASO
UDINE Un palazzo del consiglio regionale sempre più tappezzato di

Martedì 25 Giugno 2019
IL CASO
UDINE Un palazzo del consiglio regionale sempre più tappezzato di cartelli e striscioni ribelli, per sfidare il diktat del Governatore e chiedere Verità e Giustizia per Giulio Regeni dalle finestre degli uffici dei gruppi consiliari di minoranza. Ma anche, presto, manifestazioni di piazza, cominciando proprio da Trieste, la città dove il ricercatore di Fiumicello ucciso in Egitto aveva studiato e dove pochi giorni fa il presidente Massimiliano Fedriga prima ha fatto togliere il famoso striscione (appeso nel 2016 da Debora Serracchiani) dalle finestre del palazzo di piazza Unità che ospita la giunta, per far posto alle grafiche degli Europei Under 21 e poi ha deciso di non rimetterlo più (e di togliere anche quello di Udine) sull'onda delle polemiche. Intanto, c'è chi, nel centrodestra, prende le distanze da Fedriga. È il caso del coordinatore di Fi Giovanni Toti, che ha dichiarato che «lo striscione per Regeni io l'avrei lasciato. Non vedo per quale ragione rimuovere una cosa che è nelle coscienze di tutte, per cui abbiamo bisogno di sapere la verità».
RIBELLI
Il primo era stato il M5S, che, con un blitz subito dopo l'annuncio di Fedriga aveva sistemato il suo messaggio per Regeni alla finestra degli uffici del gruppo consiliare nel palazzo di piazza Oberdan, come «gesto simbolico». E ieri, a cascata, anche il resto della minoranza ha seguito l'esempio. Il Pd, come annunciato da Sergio Bolzonello, ha deciso di appendere alle finestre dei suoi uffici, «nelle sedi di Trieste, Pordenone e Udine la scritta» dedicata a Regeni. Anche Tiziano Centis, capogruppo dei Cittadini, che già aveva speso parole di fuoco per commentare la decisione di Fedriga su Facebook, ha fatto sapere che «anche noi abbiamo messo sulle finestre locandine per Regeni, come ha fatto il Pd». Anzi, «sarei stato anche per aprire il consiglio regionale di domani (oggi ndr) con uno striscione per chiedere giustizia per Regeni e gli altri nostri corregionali morti ancora in attesa di verità. Ma la mia proposta non ha incontrato il favore di tutta la minoranza e quindi l'ho ritirata». I dem infatti, fanno sapere che «il gruppo del Pd ha preferito mantenersi in un alveo istituzionale, rivolgendo formalmente al presidente Zanin la richiesta di esporre lo striscione sul palazzo del Consiglio. E ha preferito non fare atti che potessero apparire strumentalizzazione, anche per rispetto alla famiglia Regeni». Per parte sua Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), fa sapere che «certamente metteremo lo striscione anche noi. Nel weekend ero via». La mobilitazione in Fvg potrebbe scendere in piazza. «Pensiamo di proporre delle iniziative, cominciando da Trieste», svela Gianfranco Schiavone (Ics), che ha aderito con altre associazioni al progetto della Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin, che domani illustrerà il programma. Secondo la Fondazione la rimozione di quel messaggio dalle sedi regionali «è un grave gesto simbolico: è una rinuncia a chiedere giustizia», si legge in una nota siglata con altri 14 sodalizi (da Amnesty Fvg ad Articolo 21, dalla Ciclostaffetta al collettivo WithGiulio, da Libera a Ucsi) che considerano «inaccettabile» la scelta di Fedriga. Intanto, la petizione on line ieri sera volava oltre le 8.500 firme. La sorella di Giulio, Irene, ha rotto il silenzio con un commento su Fb Per ogni striscione che tolgono ne esporremo altri mille!: ieri un post (Bellissima!! #veritapergiulioregeni!!! con quattro cuori) dedicato ad un selfie che, complice un'illusione ottica, rimette la scritta sul palazzo della giunta. Sulla pagina di mamma Paola, invece, è comparsa la notizia della missione del presidente della Camera Roberto Fico a Berlino.
AZZURRI
Per Nicoli (Fi) «Toti ha dato una sua valutazione, ma io personalmente condivido la posizione di Fedriga. Ciò non significa che Fi Fvg non sia vicino al dolore della famiglia Regeni e che non persegua la ricerca della verità. Il tutto deve sostanziarsi con azioni concrete della diplomazia. Non è che uno striscione presente o meno tolga attenzione alla vicenda».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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