IL CASO
UDINE Si chiama shadow ospitality, il turismo ombra che fa preoccupare

Lunedì 20 Maggio 2019
IL CASO UDINE Si chiama shadow ospitality, il turismo ombra che fa preoccupare
IL CASO
UDINE Si chiama shadow ospitality, il turismo ombra che fa preoccupare gli alberghi e soprattutto i bed&breakfast del Friuli Venezia Giulia. Basta scorrere un paio di dati per capire la portata del fenomeno. Dal 2012 al 2016 gli alloggi in vendita su uno dei portali on line più popolari, che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con altre persone che dispongono di uno spazio extra, sono passati in regione da 191 a 1.647 con oltre 750 alloggi gestiti dal portale nella sola provincia di Udine. Gli annunci da parte di host, che gestiscono alloggi nel Fvg è salita da agosto 2016 ad agosto 2018 del 129,2% con quasi 3.800 annunci e il fenomeno è naturalmente in crescita anche perché nuovi soggetti si stanno proponendo sul mercato. È sufficiente un clic sul portale più conosciuto, ma non è l'unico, per trovare alloggi a partire da 18 euro a notte a cui si aggiungono costi di pulizia e del servizio. Dal mare ai monti alle colline fino al Carso le offerte sono tantissime e i prezzi altamente competitivi.
L'ALLERTA
Ma gli albergatori lanciano l'allarme per «affitti in nero in case o appartamenti condominiali che rubano lavoro agli alberghi», come afferma la presidente di Federalberghi Fvg, Paola Schneider. Nel vicino Veneto è già allarme nelle città a vocazione turistica come Venezia e Verona, ma in Friuli Venezia Giulia non va molto meglio, soprattutto a Udine e Trieste. A rimetterci, secondo Federalberghi, non sono solamente gli operatori, ma anche i Comuni che in questo modo perdono cifre non indifferenti per la tassa di soggiorno che «potrebbe avere numeri più alti se tutto fosse in regola», precisa la presidente. Un modo per arginare il fenomeno effettivamente esiste e alcune regioni lo stanno già portando avanti. È il codice identificativo delle strutture ricettive (Cis): «Quantomeno è un deterrente dice Schneider l'abusivismo ci sarà sempre, ma almeno si può cercare di far emergere il nero il più possibile». Il Fvg risente meno di altre regioni di questo fenomeno se si guardano i numeri su vasta scala, ma facendo una proporzione tra regione piccola e shadow ospitality scatta anche qui il campanello d'allarme. Albergatori e titolari di regolari B&B lo suonano da mesi quel campanello, ma ancora nessuno risponde. «Finché la politica non si decide a prendere atto del problema non possiamo fare molto dice Schneider e non è un problema solo nostro, anche degli enti locali che ci rimettono sulla tassa di soggiorno. Abbiamo avuto diversi incontri anche con l'assessore regionale Bini, ma non ne è mai uscita una risposta».
LA POLITICA
Lo scorso ottobre Sergio Bini aveva pubblicamente accolto la richiesta avanzata dagli albergatori di imporre alle strutture un codice identificativo giacché la Regione può legiferare in materia «e lo faremo», disse allora l'assessore. Già sul fatto che la Regione abbia le mani libere per farlo è forse da appurare. La Lombardia è andata avanti sui suoi passi, ma la Puglia si è vista impugnare la legge regionale da parte del Governo. Eppure, a detta di Schneider, il codice ha una doppia funzione. «Se diventa obbligatorio, quando si pubblica un annuncio su un host si può verificare subito se la struttura è in regola. Tutte quelle prive di codice sono abusive. Inoltre spiega questo rende più facili anche i controlli da parte delle forze dell'ordine», altro tasto dolente. «Già due anni fa abbiamo portato in questura una lista di nominativi sospetti chiedendo venissero fatti dei controlli, ma non ne abbiamo saputo più nulla», sostiene ricordando come i controlli siano una seconda arma da usare e il caso di Rapallo, dove anche il Comune aveva messo a disposizione i vigili per controlli serrati, insegna perché i risultati ci furono. Un'informazione, infine, per tutti i turisti che si rivolgono a un bed&breakfast: il proprietario che trasforma la propria casa in un B&B ci deve anche abitare, per legge. Basta un po' di senso civico e segnalare alle forze dell'ordine situazioni diverse in cui si può tranquillamente incappare anche durante un week-end fuori porta. «A Trieste, ad esempio conclude Schneider ci sono interi palazzi gestiti così da proprietari che vivono altrove».
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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