IL CASO
UDINE Ritorno in classe ad ostacoli. Lo scoglio, ancora una volta, è

Sabato 23 Gennaio 2021
IL CASO
UDINE Ritorno in classe ad ostacoli. Lo scoglio, ancora una volta, è quello dei trasporti. Con la previsione di un rientro al 50% in presenza, la gran parte dei presidi delle scuole superiori della provincia di Udine non vuole il doppio turno per l'ingresso sfalsato in classe degli alunni. Che invece è la soluzione condivisa con il piano prefettizio varato a dicembre, per un ipotetico ritorno in classe fino al 75%, per garantire il rispetto delle misure anticovid. Tanto che ora la direttrice scolastica regionale Daniela Beltrame, dopo aver fatto un sondaggio fra tutti i dirigenti, per capire chi fosse favorevole al turno unico al 50% o al doppio turno per un rientro al 75%, pare abbia formalmente chiesto alla Prefettura, con una nota ufficiale, una convocazione urgente del tavolo interistituzionale. E dal Palazzo del Governo il vicario, Gloria Allegretto, fa sapere che «è intendimento della Prefettura di Udine, in raccordo con il ministero e il Coordinatore regionale convocare il tavolo lunedì per ascoltare le loro ragioni», chiamando le scuole e i referenti dei trasporti oltre che la Regione. Il cambio di rotta sui turni sfalsati, peraltro, che riguarda solo le province di Udine e Gorizia, è stato fra i temi cardine affrontati anche al confronto informale di giovedì al Tar che ha preceduto la decisione sulla sospensiva (non concessa proprio per i tempi tecnici, almeno 4 giorni, legati anche a questa riorganizzazione prospettata dall'Usr) chiesta dai genitori che avevano fatto ricorso contro l'ordinanza della Regione sulla Dad fino al 31 gennaio.
Ma già mercoledì, dopo la nota ministeriale che invitava le Prefetture ad attenersi ai piani elaborati ai tavoli di dicembre, la linea per il turno unico era emersa in un incontro fra i presidi della provincia di Udine, con circa 25 capi di istituto coinvolti, di cui solo tre si sarebbero detti favorevoli ad un ritorno al 75% con doppio turno.
LE PREFETTURE
La Prefettura di Udine ieri non sembrava propensa a cambiare il piano emergenziale frutto di un lungo confronto. «Non riteniamo di avere titolo per cambiarlo» a meno che non arrivino input dall'alto in tal senso. «La norma ha previsto un rientro dal 50 al 75%. Il piano è stato calibrato con grande prudenza. Non è stata una decisione facile: siamo stati chiamati ad assolvere un incarico preciso per garantire un piano emergenziale per il rientro a scuola in sicurezza», si limita a dire Allegretto, in costante contatto con il ministero e con il coordinatore regionale, il prefetto di Trieste Valerio Valenti.
VALENTI
Ed è proprio Valenti, che ha tenuto le redini dell'operazione, a chiarire che la linea è quella di mantenere la strategia elaborata. «Noi - dice Valenti - abbiamo adottato questi piani che sono definiti e quindi, per quanto mi riguarda, ma credo anche Pordenone e Gorizia, non modificheremo i piani già adottati. C'è una ragione molto semplice: i piani erano stati adottati sulla base di un ipotetico rientro al 75%. C'è stato uno sforzo organizzativo per garantire il rientro al 75%. Oggi si parla del 50%. Aver predisposto una macchina che dovrebbe funzionare con il 75% degli alunni in classe ci mette maggiormente al riparo dai rischi di contagi e assembramenti. Quindi, questo ci spinge ancora di più a considerare opportuno mantenere i piani adottati e definiti. La linea è questa e riteniamo possa essere anche condivisa dalla Regione, che ha tutto l'interesse ad evitare che ci sia un rischio ulteriore. Consentire al 50% degli alunni di entrare a scuola con un unico turno evidentemente significa dover fare uno sforzo organizzativo in termini di trasporti. Per queste ragioni io ritengo e con i colleghi lo abbiamo condiviso, che vadano mantenuti i piani fatti. Capisco che i docenti vogliano evitare di riorganizzarsi, ma i piani erano già definiti e li conoscevano già molto bene». Sul punto, la Regione si limita a rammentare che il Governo ha demandato la gestione della faccenda alla Prefettura e che ai tavoli, chiusi a suo tempo, tutti hanno condiviso il metodo adottato. L'assessore ai trasporti Graziano Pizzimenti, dice che sul tema «la Regione non parla, ascolta». E la sua collega Alessia Rosolen (Istruzione) ricorda che «la Regione non può dire nulla. Il Piano è previsto da Dpcm in capo esclusivamente ai Prefetti».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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