IL CASO
UDINE Non si placa la polemica sollevata dalla Cgil sui presunti e vistosi

Mercoledì 20 Novembre 2019
IL CASO
UDINE Non si placa la polemica sollevata dalla Cgil sui presunti e vistosi tagli di stipendi ai lavoratori della Croce rossa di Udine. Dopo la nostra firma all'accordo con l'attuale amministrazione, conti alla mano e non fatti con il pallottoliere, le retribuzioni del personale della Cri non hanno subito un taglio del 30% come sostenuto dalla Cgil ribattono le segreterie di Cisl e Uil, ricordando che il tetto massimo, calcolato sul lordo, è di circa il 16% -. Vale la pena ricordare - proseguono - che questa è la seconda volta su due, che la Cgil non firma nessun accordo alla Cri. La prima volta risale al 2014 quando si decise di riconoscere l'indennità di rischio di 200 euro al mese fino al 31 dicembre dello stesso anno per perequare lo stipendio dei dipendenti che transitavano dall'ex Cri ente pubblico a quella di diritto privato. Un'indennità sottolineano i due sindacati - non prevista dal contratto nazionale che poi l'azienda ha riconosciuto a tutti i nuovi assunti. Su quest'ultimo aspetto non siamo mai entrati nel merito, anche se qualche lecita perplessità di tenuta rispetto a quanto la Cri incassava dalle convenzioni ce lo siamo più volte posta spiegano - Per noi le premesse dell'accordo firmato sono state i numeri snocciolati dall'attuale amministrazione Cri. Tra questi il costo annuo dell'indennità di rischio per più di 240mila euro e le ferie e ore pregresse non godute per circa lo stesso importo e che devono essere necessariamente recuperate. Situazione economica pertanto insostenibile con i ricavi delle convenzioni in essere dalle aziende sanitarie. A conti fatti, insomma, un dipendente con stipendio lordo di 2.566 euro comprensivo dell'indennità di rischio ad oggi ha una diminuzione di circa il 16,5% e del 6,5% per uno stipendio lordo di 1.604 euro. Sulla questione interviene anche il direttore amministrativo della Cri, Michele Coiutti.
Capisco afferma - che sindacalmente sia difficile condividere scelte così importanti e difficili da spiegare ai lavoratori, ero dubbioso sin dall'inizio che tutt'e tre le sigle firmassero. Sulla vecchia indennità di rischio va anche detto che se fossimo un'amministrazione pubblica sicuramente si ravviserebbe un danno erariale. Nel nostro caso c'è qualcuno nel Cda che non vede tramontata l'idea di recuperare il pregresso da gennaio 2015, anche se continuo ad adoperarmi affinché tra tutte le parti in causa il buon senso prevalga con il dialogo.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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