IL CASO
UDINE I sei carri merci impazziti carichi di materiale ferroso che lunedì

Giovedì 23 Maggio 2019
IL CASO
UDINE I sei carri merci impazziti carichi di materiale ferroso che lunedì si sarebbero mossi da soli dalla stazione di Udine fino a varcare i confini della provincia di Gorizia, per cause che spetterà accertare all'inchiesta interna e all'indagine avviata dalla Procura, erano in gestione a Mercitalia Rail, controllata da Ferrovie. E proprio alla società della galassia Fs la Regione chiederà conto di quanto è successo. Non solo della fuga dei carri pianale fuori controllo fino quasi a Capriva. Ma anche della gestione delle conseguenze sul servizio, che si sono trasformate in un'odissea per molti pendolari, fra cancellazioni, ritardi e una stazione (quella di Gorizia) temporaneamente evacuata per prudenza.
I VAGONI
Ma andiamo con ordine. Come fa sapere la stessa Mercitalia (che di più non aggiunge) quei sei carri erano «su una relazione Udine-Irun in Spagna (nei Paesi Baschi ndr) via Ventimiglia». Di norma, a quanto viene spiegato, «arrivano vuoti in stazione, vengono caricati di bramme e blumi (semilavorati ndr) di acciaio a Udine e poi tornano ai laminatoi spagnoli». E così doveva essere anche lunedì. Di certo, a quanto confermano gli addetti ai lavori, nella norma, una colonna di carri ferma, che ci sia la locomotiva o meno, dev'essere frenata con il freno a mano e staffata come prevede il regolamento.
L'ASSESSORE
Come spiega l'assessore regionale ai Trasporti Graziano Pizzimenti, «si è trattato di un episodio certamente grave, di cui chiederò informazioni più dettagliate alla compagnia che ha gestito questo viaggio, quindi a Mercitalia. Ovviamente, sarà stato un episodio, ma le cause, quelle, bisogna capirle ed eventualmente porvi rimedio, aggiustarle, per evitare che si ripropongano. Sarà mia cura e attenzione verificarlo». Non sembra irrilevante ricordare che il contratto con Trenitalia per la gestione dei trasporti su ferro regionali, già prorogato, è in scadenza e che la Regione ha già annunciato di voler procedere ad un nuovo accordo senza gara europea, ma con un confronto competitivo, nel caso siano presentate più manifestazioni di interesse (e la società di Fs non sembra proprio la sola interessata).
I PENDOLARI
Ad alzare la voce sono stati anche i pendolari, a cominciare da quelli del Comitato Alto Friuli, che si sono sentiti «abbandonati», senza informazioni certe, fra le 12 circa (quando è scattato l'allarme e la circolazione è stata bloccata) e le 15.15 quando è rientrata l'allerta. «Un fatto gravissimo - dice Andrea Palese - ma non bisogna fare terrorismo mediatico. Gli standard di sicurezza in regione e a livello nazionale sono tra i migliori d'Europa». Tuttavia, nel criticare la gestione dell'emergenza, lo stesso comitato Alto Friuli ha anche tirato per la giacchetta la Regione, invitandola a fare presto con il nuovo contratto. Simone Sesta, un viaggiatore udinese che lavora a Gorizia, membro del comitato pendolari Fvg, ha scritto agli uffici regionali per segnalare «due aspetti di criticità», a partire dalle «carenze informative». Inoltre, passi che i bus erano impegnati nel servizio scolastico, resta che «per due ore non ci sono state soluzioni di trasporto sostitutive» e l'utenza sarebbe stata «lasciata senza alcuna assistenza e informazione». Ma il fatto «molto grave» a suo dire è che «sebbene la circolazione sia ripresa alle 15.15, di fatto non hanno circolato treni passeggeri fino alle 17 circa nella tratta interessata. Il primo treno da Gorizia verso Udine è stato il 21010 alle 16.52». Secondo Sesta Trenitalia avrebbe previsto «numerose limitazioni e cancellazioni e le ha mantenute anche quando il problema era risolto». In particolare, a suo dire, sarebbe «ingiustificabile» che «il treno 20978 non abbia proseguito fino a Udine» e che si sia scelto di «tenerlo fermo a Gorizia per quasi un'ora sul binario 2, da dove è ripartito per Trieste alle 16.49». Secondo lui non sarebbe giustificabile «che i primi treni passeggeri abbiano iniziato a circolare sulla tratta interessata solo quasi due ore dopo la riapertura, avendo il materiale e il personale lì fermo».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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