IL CASO
UDINE I primi sessanta tamponi effettuati ai contatti dei casi di Covid-19

Domenica 5 Luglio 2020
IL CASO
UDINE I primi sessanta tamponi effettuati ai contatti dei casi di Covid-19 riscontrati venerdì a Trieste hanno dato risultato negativo. È la notizia positiva emersa ieri dalla lunga riunione che si è svolta in videoconferenza tra il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, il vice presidente e assessore alla Salute Riccardo Riccardi e ii vertici sanitari regionali. Un resoconto attesa, dopo che in queste ore è cominciata a salire la preoccupazione per un ritorno del segno «più» nel trend dell'epidemia in Fvg: ieri sono stati infatti 8 i nuovi casi di Covid-19, dopo quelli registrati il giorno prima a Trieste. Complessivamente le persone positive in questo momento sono 112, tra ospedalizzati, clinicamente guariti e isolati ai domiciliari.
ATTENZIONE
L'attenzione è dunque massima, soprattutto per circoscrivere i possibili focolai e, ancora di più, per bloccare i possibili corridoi lungo i quali ora potrebbe correre il virus. Dalla prospettiva del Friuli Venezia Giulia, sorvegliata speciale è la rotta balcanica perché, come aveva anticipato venerdì Riccardi all'atto dell'identificazione di un nuovo positivo a Trieste, «l'infezione che potrebbe avere origine da persone arrivate in Italia da paesi d'oltre confine». Ieri indirettamente la conferma di questa ipotesi, perché il presidente Fedriga ha annunciato «la richiesta a Roma di rivedere le regole per gli ingressi dall'area balcanica». Il Friuli Venezia Giulia sembra ritrovarsi tra due fuochi, con i casi di Covid-19 che ritornano ad aumentare in Veneto tanto che domani il presidente Luca Zaia potrebbe firmare ordinanze di nuovo restrittive e la frontiera con la Slovenia, da cui passano tutti coloro che arrivano dai Paesi balcanici, dove la curva della pandemia è tutt'altro che scesa. Dopo i 60 tamponi negativi di ieri, «il tracciamento si allarga ulteriormente ad altre persone che hanno avuto un rapporto con le persone infette», hanno assicurato Fedriga e Riccardi, per circoscrivere il focolaio e impedire una recrudescenza sul territorio. Ma occorre agire alla fonte, perché «in questo momento all'origine dei contagi è la mobilità», ha sottolineato Riccardi a margine dell'incontro. Fedriga e Riccardi hanno condiviso la preoccupazione su quanto sta accadendo nell'area balcanica e sulla connessione tra questo dato e l'origine dei nuovi casi registrati in regione. Un quadro che pone il nostro territorio su un piano di particolare attenzione. Per questo motivo il presidente Fedriga sottoporrà «al Governo la necessità di provvedere a una disciplina più restrittiva per gli ingressi in Italia, con riferimento a quei paesi dell'Est Europa (vicini ai confini del Fvg) in cui il contagio è in significativa espansione».
QUARANTENA
Tradotto, in regione non si esclude si possa arrivare a richiedere la quarantena per chi arriva da quei territori, come sta facendo la Slovenia. Nel frattempo, «oggi ieri per chi legge, ndr abbiamo deciso un nuovo protocollo per le attività di indagine e l'intensificazione dell'attività legata ai tamponi e ai test sierologici», ha specificato al termine dell'incontro l'assessore alla Salute. Se, infatti, la macchina del monitoraggio non si era mai fermata, con i nuovi casi evidenziatisi in regione, l'attenzione è diventata massima. Anche perché i fenomeni sono stati interpretati come «l'antecedente di ciò che potrebbe accadere con l'apertura delle scuole», ha aggiunto Riccardi.
PRECAUZIONI
Perciò i vertici regionali hanno sottolineato «la necessità di ricordare ai cittadini di non smettere di osservare quelle regole di igiene e di distanziamento fisico che sono essenziali per limitare il contagio».
Per ora sembrano invece esclusi nuovi provvedimenti restrittivi anche rispetto a luoghi diventati simbolicamente sensibili nella prima fase dell'epidemia, ospedali e case di riposo, perché «qui ora l'attività ha protocolli precisi», ha specificato l'assessore.
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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