IL CASO
UDINE È stato rinviato ieri a giudizio dal gup del tribunale di

Venerdì 20 Ottobre 2017
IL CASO UDINE È stato rinviato ieri a giudizio dal gup del tribunale di
IL CASO
UDINE È stato rinviato ieri a giudizio dal gup del tribunale di Udine Emanuele Lazzaro, il giovane richiedente asilo pachistano, Muhammad Arslan, 25 anni, accusato di aver palpeggiato una donna nel sottopasso ferroviario della stazione di Udine nell'estate dello scorso anno. È accusato di violenza sessuale. L'episodio, che risale alla sera del 14 giugno 2016, aveva destato all'epoca molto clamore. Era circa mezzanotte quando la vittima, una giovane residente a Udine, appena scesa dal treno che l'aveva riportata in città, aveva imboccato il sottopasso che dalla stazione ferroviaria porta verso via della Cernaia per riprendere l'auto parcheggiata e tornare a casa. È lì, mentre camminava, che era stata avvicinata dallo sconosciuto, arrivatole alle spalle. Il giovane, che stava ascoltando musica con il proprio cellulare, l'aveva approcciata inizialmente con la scusa di chiederle alcune indicazioni stradali. Poi aveva continuato a importunarla con domande personali. Le aveva chiesto dove stesse andando e se fosse sposata. Fino a farle domande esplicite, chiedendole se volesse baciarlo o farsi toccare. La giovane donna aveva quindi accelerato il passo per sottrarsi alle sue richieste. Ma l'uomo, all'improvviso, l'aveva raggiunta ed era passato dalle esplicite richieste sessuali ai fatti, palpeggiandola sul sedere e toccandola all'inguine mentre lei risaliva le scale. Proprio la vicinanza alla scalinata, che le aveva permesso di risalire velocemente in strada, aveva consentito alla donna di sfuggire alle molestie. La presenza di alcuni passanti aveva evitato che la situazione degenerasse e la donna era riuscita a raggiungere l'auto e ad andarsene. Era stata poi lei stessa a denunciare l'accaduto alla Polizia ferroviaria e a consentire l'identificazione dello straniero. È dalla sua descrizione che gli agenti, diretti dall'ispettore superiore Adriano Maso, erano risaliti all'identità dello straniero. Fondamentale, per incastrarlo, era stato un particolare del volto rimasto impresso alla donna. Il giovane era stato poi riconosciuto attraverso l'individuazione fotografica. Nel processo che comincerà il 5 aprile, il richiedente asilo, difeso d'ufficio dall'avvocato Alberto Zilli, dovrà rispondere dell'accusa di violenza sessuale con l'aggravante del fatto commesso approfittando dell'orario notturno e di un luogo appartato. Alcuni giorni dopo l'episodio si era deciso di chiudere il sottopasso proprio per ragioni di sicurezza e nella zona erano stati anche intensificati i passaggi delle forze dell'ordine. Prefetto e Questore avevano revocato al giovane i benefici della temporanea accoglienza e gli avevano applicato il divieto di ritorno a Udine. La notifica dei due provvedimenti, avvenuta pochi giorni dopo i fatti, aveva anche scatenato la sua aggressività. Lo straniero aveva fatto il diavolo a quattro prima fuori dalla Questura, dove aveva iniziato a gridare frasi in inglese e in un'altra lingua, poi nella sede di un'associazione che si occupa di migranti.
Elena Viotto
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