IL CASO
UDINE È bufera sul caso dei laureati con reddito di cittadinanza

Mercoledì 20 Novembre 2019
IL CASO
UDINE È bufera sul caso dei laureati con reddito di cittadinanza che hanno bigiato i colloqui di lavoro offerti su un piatto d'argento (con tanto di una corsia preferenziale ad hoc nell'ultima ora) al Teatro Nuovo di Udine in occasione della Fiera del lavoro organizzata sabato da Alig e promossa dall'ateneo. In ballo c'erano 460 posizioni lavorative offerte da una settantina di aziende. Ma, su 251 laureati della regione beneficiari della misura anti-povertà, «invitati via sms, mail e con chiamata per ogni persona» grazie alla collaborazione attiva con la Regione e l'Inps (che ha pubblicizzato l'iniziativa), come ha ricordato il presidente di Alig Marco Sartor, solo 61 hanno accettato di fare i colloqui. E, alla fine, in Teatro, si sono presentati in 10: il 70% non aveva neanche un curriculum.
LE REAZIONI
La deputata grillina Sabrina De Carlo mette sull'avviso chi riceve il bonus. E fa un passo in più. Perché un colloquio, sostiene, è sempre un'opportunità e il no a sostenerlo, ai fini delle verifiche, dovrebbe essere trattato come un rifiuto ad un posto. «Tengo a ricordare che i beneficiari del reddito di cittadinanza hanno sottoscritto il patto per il lavoro e sono quindi perfettamente consapevoli di aver assunto un impegno preciso che deve essere rispettato. Il reddito è condizionato al reinserimento nel mondo del lavoro e se, come nel caso di specie, il beneficiario non si presenta, alla terza occasione mancata perderà il diritto a fruire della somma di denaro erogata». Comunque, per lei, la misura «è strutturata in modo ottimale», ma «è certamente previsto anche un aumento dei controlli. Le regole sono particolarmente severe nei confronti dei beneficiari del reddito pigri, infatti chi rifiuta un'offerta di lavoro congrua sarà segnalato alla Guardia di finanza per essere sottoposto a controlli». Fra i partiti di governo a Roma, in casa Pd il segretario regionale Cristiano Shaurli, fatte le dovute premesse («Nel parlare di chi è senza lavoro metto sempre la massima attenzione e rispetto. In passato già abbiamo visto richiami sbagliati a bamboccioni e scansafatiche»), ribadisce che «i cambi di governo non mi fanno cambiare idea sul reddito di cittadinanza cosi come pensato da Lega e M5S, continuo a vedere il rischio di una misura assistenzialistica spesso usata da chi un lavoro non lo vuole. Quindi ben vengano impegni più chiari e stringenti per chi lo percepisce, come giustificare seriamente l'assenza a fronte di un'opportunità di selezione e soprattutto ben venga quanto prima un collegamento più forte con le politiche del lavoro ed un limite temporale, perché il reddito deve aiutare a trovare un'occupazione e non creare assistenzialismo. Gli strumenti per le casistiche croniche attengono al sociale e da questo, al limite, tornino ad essere seguite».
CENTRODESTRA
«Sconcertante». Così il parlamentare forzista Roberto Novelli commenta la vicenda udinese. «È un'ulteriore dimostrazione che il reddito di cittadinanza non serve a creare un reale collegamento fra una situazione temporanea di povertà e un inserimento nel mondo del lavoro ma, sostanzialmente, crea assistenzialismo». E l'assistenzialismo, «crea apatia e inerzia». Secondo lui il rifiuto a sostenere dei colloqui, soprattutto se, come nel caso udinese, maturato in un alveo istituzionale, dovrebbe avere delle ricadute come il no all'offerta di un posto (che già prevede delle conseguenze). «Dobbiamo pensare di incidere anche su questo. Il fatto di non presentarsi ad un colloquio significa affermare che non ti interessa andare a lavorare ma ti interessa continuare ad essere assistito. La legge già prevede che dopo due offerte di lavoro rifiutate uno perda il bonus. Ma bisogna anche ragionare su qualche altro strumento nel caso di un rifiuto ad andare ad un colloquio: o una riduzione temporanea del bonus o una sorta di multa per chi si rifiuta, soprattutto se a proporre i colloqui, come accaduto a Udine, sono delle istituzioni».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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