IL CASO
UDINE È battaglia a colpi di interrogazioni parlamentari e interventi

Sabato 22 Febbraio 2020
IL CASO
UDINE È battaglia a colpi di interrogazioni parlamentari e interventi al vetriolo sul tema, già spesso sperimentato come terreno di scontro politico, dell'immigrazione. La proverbiale miccia, l'ha innescata l'esito della gara fatta dalla Prefettura di Trieste per la gestione di Casa Malala, struttura per circa cento migranti, da sei anni guidata dal consorzio Ics e da Fondazione Caritas di Trieste, dopo il primo posto ottenuto da Ors Italia, la società legata ad un colosso dell'accoglienza con radici elvetiche che peraltro aveva già presentato delle offerte (ma senza vincere) anche per la gara per la gestione della Cavarzerani a Udine e pure per il centro di Gradisca. Per il centrosinistra questo alimenta i timori per un possibile «assalto delle holding straniere». Per il governo regionale è invece «una levata di scudi del tutto inopportuna».
LE INTERROGAZIONI
La deputata dem Debora Serracchiani, con un'interrogazione al ministero dell'Interno, ha acceso i riflettori sul fatto che, come riportato dai media, «il ribasso del 14% sul costo ipotizzato nel bando ha attivato in automatico uno stop nella procedura da parte della Prefettura» in attesa delle verifiche del caso. Serracchiani ha chiesto al ministero se, «in relazione all'anomalo ribasso del 14% abbia già provveduto alle verifiche di competenza o abbia in previsione di farne», si legge nell'interrogazione a risposta scritta depositata il 4 febbraio. Ma al di là della gara in sé, la preoccupa il cambio di passo, con l'ingresso in scena di colossi di questa portata, a distanze siderali dalle onlus dell'accoglienza diffusa. «C'è da dire - commenta Serracchiani - che questo che si sta affacciando è il business vero dell'accoglienza. Non è quello delle ong o delle coop o delle Caritas o dei volontari. Questa è una multinazionale che lavora nel business, a mercato, sull'accoglienza». Realtà simili «possono fare ribassi fortissimi perché essendo così grosse lavorano sulla quantità. Ma stiamo parlando di persone...». Da qui la necessità di «verificare se ci sono tutte le condizioni perché questi soggetti possano operare in un mercato così delicato. Lo definisco mercato perché così mi pare che si muovano». Il fatto che ci siano state anche offerte per Udine e Gradisca, poi, le fa alzare ancora più le antenne: «Di fronte a multinazionali di queste dimensioni e alle notizie di stampa credo sia doveroso fare degli accertamenti». Anche la deputata del M5S Sabrina De Carlo ha fatto un'interrogazione al ministro «sul rischio della massimizzazione dei profitti a discapito di una effettiva integrazione dei migranti. L'obiettivo deve essere una corretta gestione ed erogazione dei servizi nelle strutture, pertanto è indispensabile adottare una lente d'ingrandimento, tenuto conto che Ors Italia Srl ha presentato offerte anche a Udine e Gradisca d'Isonzo. Da rappresentante del territorio ho assunto l'impegno preciso di stimolare, con ogni strumento a disposizione, accurati controlli sulle procedure d'assegnazione».
Secondo Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l'Autonomia in consiglio regionale, l'arrivo dei colossi dell'accoglienza in Fvg «è l'ennesima dimostrazione di come dietro gli slogan di chi dice prima i friulani si nasconda l'incapacità amministrativa di gestire bene le cose. L'accoglienza diffusa coinvolgeva le società del territorio. Uno può essere più o meno d'accordo su questo tipo di accoglienza, ma è un dato oggettivo. La concentrazione in grandi strutture ha portato di fatto a mettere fuori gioco le realtà locali e a cadere nelle mani dei colossi, che davvero fanno un business sulla profuganza. Che possano piacere o meno, ma le varie coop locali, le onlus hanno un legame con il territorio e non si occupano solo di accoglienza ma anche di integrazione. Quando arrivano le multinazionali, i rapporti con il territorio saltano. Più che gestire i percorsi di accoglienza sono a fare i sorveglianti. La politica regionale contro l'accoglienza diffusa inevitabilmente taglia fuori i piccoli e apre le porte ai colossi».
L'ASSESSORE
Ma la Lega non ci sta. «La sinistra è più interessata a difendere gli interessi di chi gestisce l'accoglienza dei migranti che a tutelare, anche attraverso il taglio alle spese per l'immigrazione, la nostra comunità», dice l'assessore regionale Pierpaolo Roberti commentando l'interrogazione di Serracchiani e quella di Palazzotto (Leu) su Casa Malala. «Una levata di scudi del tutto inopportuna - continua Roberti - che interferisce con il lavoro della Commissione di gara e che mi auguro non sia mirata all'esclusione dell'operatore economico che, nell'apposita graduatoria, ha scavalcato i soggetti che tradizionalmente si facevano carico dell'accoglienza dei migranti a Trieste. Ciò che rischia di emergere dunque da questo teatrino messo in piedi da Pd e Leu - conclude Roberti - non è la volontà di tutelare la trasparenza nei procedimenti, ma la malcelata intenzione di difendere rendite di posizione e interessi specifici».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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