IL CASO
UDINE È attesa per il 29 novembre la sentenza del processo d'appello

Sabato 9 Novembre 2019
IL CASO
UDINE È attesa per il 29 novembre la sentenza del processo d'appello a carico di Francesco Mazzega, il 38enne di Muzzana del Turgnano, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per l'omicidio della giovane fidanzata Nadia Orlando, 21 anni. Apertosi ieri mattina davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Trieste, presieduta dal giudice Igor Maria Rifiorati, il processo è stato aggiornato tra un paio di settimane per le repliche delle parti dopo un'udienza fiume, celebrata a porte chiuse, cominciata alle 9.30 del mattino e terminata intorno alle 18. Un'udienza in cui come riferito dai legali - non è mancata un po' di tensione e a cui hanno assistito da un lato Francesco Mazzega, seduto al fianco dei suoi difensori, e dall'altro i familiari di Nadia, la mamma Antonella, il papà Andrea e il fratello Paolo. I familiari hanno cercato, senza incontrarlo, lo sguardo dell'allora fidanzato della figlia, alla ricerca di una spiegazione a quanto accaduto quella notte di due anni fa.
L'UDIENZA
L'udienza si è aperta con l'esame di una serie di questioni preliminari sollevate dalla difesa che aveva chiesto di produrre alcuni documenti e di poter ascoltare tutta la fonoregistrazione dell'interrogatorio reso da Mazzega. La difesa aveva anche chiesto alla Corte di disporre, nel caso l'avesse ritenuto necessario, una perizia psichiatrica. Accolta la sola produzione documentale, a cui non si erano opposti né il Procuratore generale né la parte civile, l'udienza è quindi proseguita con la discussione delle parti. Il primo a prendere la parola è stato il Procuratore generale che ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado e l'applicazione, una volta scontata la pena, di 3 anni di libertà vigilata a Mazzega. La conferma della sentenza di primo grado è stata richiesta anche dall'avvocato Fabio Gasparini, legale dei familiari di Nadia. Per noi la sentenza ha ben centrato gli argomenti, ci sembra una sentenza giusta e non riteniamo che vi siano elementi per riformarla, ha spiegato l'avvocato Gasparini. Non hanno preso la parola, invece, gli avvocati delle altre parti civili, il Comune di Dignano, l'associazione Voce donna e la Regione, comunque presenti. Dopo una breve interruzione, l'udienza è proseguita nel pomeriggio, con l'arringa dei legali del collegio difensivo, l'avvocato Mariapia Maier e l'avvocato Federico Carnelutti, che hanno chiesto una riduzione della pena per il loro assistito. I legali hanno ribadito e argomentato i motivi alla base del loro duplice appello. Da un lato quello presentato dall'avvocato Federico Carnelutti, centrato, come già in primo grado, sul riconoscimento delle attenuanti generiche e l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi. Dall'altro quello dell'avvocato Mariapia Maier, subentrata nella difesa dopo la prima sentenza, che ha chiesto in primis la riqualificazione del reato di omicidio da volontario a preterintenzionale e introdotto l'ipotesi della sussistenza, al momento del delitto, di un vizio parziale di mente.
IL RINVIO
La Corte ha quindi aggiornato l'udienza al 29 novembre per le repliche. Al termine il collegio si riunirà in camera di consiglio per il verdetto. Un verdetto particolarmente atteso dai familiari di Nadia. Per loro rivivere ogni volta tutte le fasi è una grande sofferenza. La loro speranza è che termini tutto l'iter processuale nel più breve tempo possibile. Ora attendiamo un paio di settimane, ha spiegato il loro avvocato, stemperando la tensione che si era accumulata, insieme alla stanchezza, nel corso dell'udienza.
Uscito dall'aula, Mazzega ha fatto ritorno nell'abitazione dei genitori a Muzzana del Turgnano dove si trova ai domiciliari da un paio di mesi dopo il delitto.
IL DELITTO
La sera del 31 luglio 2017 la coppia si era incontrata per chiarire il futuro della proprio storia, dopo uno screzio avuto due sere prima, la notte tra il 29 e il 30 luglio, per la scelta di Nadia, maldigerita da Francesco, di partecipare come ogni anno alla sagra del paese come volontaria insieme alle amiche.
L'uomo era passato a prendere la giovane fidanzata a casa, a Vidulis di Dignano, intorno alle 20. Uscendo, la ragazza aveva riferito ai genitori che sarebbe stata fuori poco. Non vedendola rincasare la mamma Antonella aveva avvertito un drammatico presentimento. Aveva provato a telefonarle, a mandarle messaggi ma dal cellulare della figlia non era arrivata nessuna risposta. Il papà Andrea e il fratello Paolo erano usciti a cercarla nei dintorni. Invano. La ragazza secondo quanto ricostruito con le indagini condotte dalla Polizia con la Squadra Mobile e coordinate dal pm Letizia Puppa - era stata uccisa sul greto del Tagliamento, a pochi passi da casa e dall'area della sagra. Soffocata, probabilmente tra le 22 e le 23, al culmine di una lite, dopo che la ragazza gli avrebbe confermato l'intenzione di interrompere la loro relazione, nata sul posto di lavoro nell'azienda di San Daniele in cui erano colleghi.
Mazzega avrebbe poi girovagato tutta la notte con il cadavere della ragazza al suo fianco, sul sedile passeggero, raggiungendo Trieste e arrivando fino al confine con la Slovenia per tornare infine indietro e fermarsi a Palmanova. Erano le 9.12 del mattino successivo, il 1 agosto, quando l'uomo aveva citofonato al comando della Polizia stradale di Palmanova. Temo di aver commesso un omicidio, aveva detto mentre i genitori di Nadia stavano formalizzando la denuncia di scomparsa davanti ai Carabinieri.
Elena Viotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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