Il car sharing elettrico resta al palo

Giovedì 26 Aprile 2018
Il car sharing elettrico resta al palo
IL CASO
UDINE Nuove auto elettriche per risparmiare sulle emissioni inquinanti e pure sulle spese che pesano sulle casse pubbliche. Un obiettivo certamente virtuoso quello a cui punta il progetto dell'Uti Friuli centrale, che ora, con 300mila euro (di cui 290mila regionali) si prepara ad acquistare dei mezzi eco per permettere alle assistenti sociali di spostarsi su veicoli che non inquinano (vedi altro articolo). Ma intanto, nonostante le riunioni e gli sforzi fatti, ancora non è riuscito a decollare l'altro servizio che puntava sui mezzi elettrici (ma, in quel caso, acquistati dai Comuni di Udine e Tavagnacco grazie ai fondi Pisus), ovvero il car sharing destinato ai cittadini e ai turisti. Un'operazione che a Udine ha previsto, con tutto il pacchetto, un investimento (con fondi in gran parte Ue, ministeriali e regionali ma pure comunali) di oltre 656mila euro e a Tavagnacco di circa 120mila.
LA GIUNTA
Non è un segreto che l'assessore uscente Enrico Pizza avesse il sogno di inaugurare il servizio prima di chiudere il mandato. Oggi si riunirà la giunta ed è l'ultima chance. «Nell'ultima giunta certamente sarà in discussione il tema del car sharing - dice Pizza -. Era l'ultima cosa che mancava rispetto al pacchetto di interventi sulla mobilità e l'ambiente che sono stati completati». Anche se non ci sarà l'inaugurazione vera e propria del servizio, Pizza ricorda che «questa giunta ha avviato il progetto pilota come car sharing per i dipendenti. Da alcuni mesi sta funzionando la sperimentazione sia della ricarica elettrica sia dei mezzi. Domani (oggi ndr) in giunta si parlerà degli ultimi complicati aspetti burocratici per l'affidamento a Ssm: il cda della società ha già accettato quest'inverno di attivare il servizio del Comune per i cittadini. È corretto che sia la prossima amministrazione a decidere modalità e tariffe». Pizza non nasconde «un po' di amarezza per non aver concluso quest'iter, ma stiamo per emanare bandi per opere da milioni di euro. Il problema non è politico, ma il nodo vero è che il personale amministrativo è troppo poco per gestire la complessità di questo sistema burocratico».
LE TARIFFE
Su quali tariffe applicare, fra Udine e Tavagnacco, c'erano idee diverse. «Per ora c'è solo un'ipotesi di tariffa base standard di 5 euro all'ora, fatta da Ssm per stendere il piano economico - spiega il sindaco di Tavagnacco Gianluca Maiarelli -. Poi, quando sarà completato l'iter, chiederemo di fare un ragionamento e fare tariffe diversificate. La tariffa fissa, infatti, va bene quando hai la certezza di avere un'utenza abbondante. Ma siccome gli utenti sono pochi e devi pescarli in modo mirato, è opportuno fare tariffe mirate. Per esempio, prezzi per i giovani, con abbonamento o senza abbonamento, offerte weekend e tariffe per i turisti. C'è chi in altri comuni fa tariffe miste, un tot all'ora e un tot a chilometro...». L'ipotesi dei 5 euro, chiarisce Maiarelli, è una tariffa standard «legata al master plan», per far tornare i conti. Il ventaglio da sottoporre ai cittadini sarà frutto di «un ragionamento che sicuramente dovremo affrontare con la nuova amministrazione di Udine e con Ssm. Appena il capoluogo farà la delibera di affidamento a Ssm, ci muoveremo anche noi, ma con una diversa procedura, perché non siamo soci della spa». Nel frattempo, comunque, spiega, i due mezzi di Tavagnacco non sono rimasti in garage, ma sono stati collaudati dai dipendenti del Comune, come le otto vetture di Udine. «L'obiettivo è quello di sostituire i mezzi a benzina con quelli elettrici».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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