Il buco nero della città

Lunedì 16 Dicembre 2019
Il buco nero della città
AMBIENTE
UDINE È un buco nero nel centro urbano di Udine sud. Sono 13mila 860 metri quadrati delimitati dalle vie Marsala, Calatafimi e Gervasutta da tempo abbandonati a se stessi. È lo scalo dismesso di proprietà delle Ferrovie che saltuariamente provvedono a ripulirlo di cespugli, alberature, erbacce che poi ricrescono in abbondanza. Attorno ci sono anche delle case.
LA POSIZIONE
A nord c'è l'ex Safau e ad ovest l'ex caserma Piave, ora fra i beni del Comune. A poca distanza, l'Istituto di medicina fisica e riabilitazione Gervasutta. Quando è stato realizzato lo scalo ferroviario serviva a fare arrivare e partire vagoni ad uso di realtà industriali e commerciali attive in zona tipo la stessa Safau, la conceria Contarini e Scaini: entrambe aziende poi incorporate dalla Montecatini società internazionale del settore, De Nadai grossista di frutta e verdura. Vicino c'erano inoltre Monopoli di Stato, depositi di birra Itala Pilsen e dei vini Marzano, Maddalena costruttore di contatori per l'acqua, fonderia Fontanini, Gervasoni, specialista in mobili di vimini, Metallurgica udinese fabbricante di pentole in alluminio, officina Mencacci & Magro. Tutto divorato dal tempo, come diverse attività emporiali oggi in larga parte sparite dal quartiere Gervasutta.
IL PASSATO
Sui binari di quell'area sono stati posteggiati, subito dopo il terremoto del maggio 1976, alcuni vagoni ferroviari per ospitare quanti non potevano o volevano rientrare nelle loro case per paura. Inoltre capitava di vedere predisporre convogli di reparti militari. Nei decenni recenti lo scalo è scivolato sempre più nel degrado, a detta di diversi residenti, malgrado le Ferrovie abbiano provveduto a recintarlo con muro di prefabbricati (in precedenza era privo di protezione e dava direttamente sulle strade). Spaventano poco i cartelli dei divieti di accesso e scarico che minacciano multe da 500mila e tre milioni di lire (moneta uscita di validità 17 anni fa). In passato, c'è stata la casuale scoperta di un cumulo di amianto nascosto da un semplice telo e privo di alcuna protezione. O l'occasione per vagabondi di dormire all'aperto per terra. Oppure c'è chi ha scaricato nottetempo sacchetti di immondizie, suppellettili dismesse e altri materiali di scarto. Nel quadro della pianificazione urbana quei quasi 14mila metri quadrati dovrebbero trasformarsi in posteggi comunali corredati da verde e alberature. Il prezzo di acquisto è di 770mila euro, a cui andrebbero aggiunti i costi per prevedibili operazioni di bonifica. Del resto, soltanto nella soluzione pubblica pare sia il destino del buco nero del quartiere di Gervasutta non risultando esso zona edificabile.
Paolo Cautero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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