I sindacalisti: «Ambulanze in coda fuori dall'ospedale»

Martedì 1 Dicembre 2020
«Udine, non Napoli». Accompagnata da frasi così girava ieri sera sulle chat una foto di alcune ambulanze in fila fuori dal Pronto soccorso. Un'immagine che è rimbalzata di telefono in telefono, fino a far rabbrividire la consigliera comunale Pd Eleonora Meloni, che ci ha fatto un tweet («Alle 19 pronto soccorso di Udine non riesce ad accogliere le ambulanze. Alle 15 però già qualcuno si sbilanciava su un ritorno a zona gialla»). A preoccupare Massimo Vidotto, segretario della Rsu dell'AsuFc anche i numeri sui pazienti in carico al Pronto soccorso udinese, che intorno all'ora di cena risultavano 87 (di cui 67 in trattamento e gli altri in attesa), di cui, dice, «a quanto mi risulta, una cinquantina in area covid». Per dovere di cronaca, alle 21.10 la situazione non era molto migliorata, stando al monitoraggio on line (con 85 pazienti in carico, di cui 67 in trattamento). «Con numeri del genere com'è possibile pensare di riuscire ad assistere al meglio le persone? Il Pronto soccorso è in estrema difficoltà. Da molti giorni - sostiene Vidotto - non ci sono abbastanza barelle per tutti i pazienti e devono recuperarle in giro per i reparti. La coda di ambulanze fuori dal Pronto soccorso di Udine finora non si era mai vista. Una situazione che preoccupa. La pressione sull'area di emergenza dell'ospedale udinese è inaudita. Sono numeri sovrumani, soprattutto per un reparto che deve garantire due pronto soccorso in contemporanea, uno covid e uno non covid, con poco più dello stesso personale di prima». Nel pronto soccorso covid, aggiunge Vidotto, «non tutti i monitor sono collegati in telemetria. Così, per vedere i parametri dei pazienti più lontani, gli infermieri sono costretti a correre sul posto. Abbiamo chiesto con insistenza che siano collegati a distanza via wireless in modo che dalla postazione centrale si possano vedere i parametri di tutti in ogni momento. Servirebbero anche delle telecamere». Si indigna Meloni: «Non possiamo ignorare le grida di allarme che ci stano arrivando da coloro che sono in prima linea. A loro va tutta la nostra solidarietà. Tutti i medici ci dicono che la situazione è seria e non si può fare nessun passo falso ventilando possibili riaperture perché il sistema rischia il crollo. Non possiamo scommettere sulla salute dei cittadini o sul colore della nostra regione come fosse una schedina del Totocalcio».
Cdm
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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