I RISULTATI
UDINE Il «sì» al taglio dei parlamentari vince anche

Martedì 22 Settembre 2020
I RISULTATI
UDINE Il «sì» al taglio dei parlamentari vince anche in Friuli Venezia Giulia e, quindi, dalla prossima legislatura, salvo correttivi da legge elettorale, la regione taglierà del 40% i suoi rappresentanti, passando da 20 a 12 parlamentari, di cui 8 deputati e 4 senatori. È la conseguenza del risultato del referendum confermativo della riforma costituzionale che si è svolto il 20 e 21 settembre in Italia e in regione. In Italia vittoria del sì con il 69,4%, in Friuli Venezia Giulia con il 59,56%; in Italia il no si è fermato al 30,6%, in regione è arrivato al 40,44%, con percentuali ancora più alte nelle città: a Udine e a Trieste i cittadini si sono espressi al 46% contro il taglio dei parlamentari e a Pordenone il 43 per cento. Tuttavia, persino i più convinti sostenitori del «sì», come Fdi oltre a M5S, riconoscono che le cose in Friuli Venezia Giulia sono andate un po' diversamente che nel resto del Paese: la percentuale del «no» è stata tra le più alte d'Italia. «È un risultato scontato e aspettato ha commentato il deputato friulano Fdi Walter Rizzetto, sostenitore del sì -. È giusto che i cittadini votino in scienza e coscienza e in Fvg il no è stato tra i più alti in Italia. Perciò ora ci aspettiamo che si passi alla fase operativa, con la riscrittura di una legge elettorale che incida sulla qualità dei parlamentari e dia la possibilità al Fvg di eleggere qualche parlamentare in più. Fdi Fvg spingerà per questo». Era per il «no» il presidente Fvg Massimiliano Fedriga che ora guarda oltre la vittoria del sì: «Mi auguro che non vogliano andare avanti con una legge elettorale con il proporzionale puro ha detto -, perché toglie il diritto di scelta ai cittadini. Il Parlamento dovrà uniformare la legge elettorale ai nuovi numeri parlamentari».
LE REAZIONI
Il Dem Salvatore Spitaleri, componente della commissione Paritetica e schierato per il no, «prende atto» del risultato, ma evidenzia che «il dato in netta controtendenza del Friuli Venezia Giulia e delle città, come Udine», dove l'avversità alla riforma è stata importante. «Sono i centri dove si è fatta davvero campagna elettorale», ha considerato. In ogni caso, «a furia di versale veleno anti casta ha detto -, questa volta il serpente a morso. È un risultato che amplierà la marginalità del Friuli Venezia Giulia a Roma, rendendolo quasi inesistente». Commento meno amaro per elezioni regionali italiane. «Secondo alcune previsioni doveva finire 7 a 0 per il Centrodestra e invece siamo 3 a 3 sottolinea -. Il che significa che il Centrodestra è ancora forte, ma che il leader leghista Matteo Salvini è finito e che il M5S deve smettere alcune ambiguità e decidere da che parte stare, perché il Pd è oggettivamente l'asse attorno cui si costruisce il Centrosinistra». Se per il consigliere regionale di Open Fvg, Furio Honsell, l'esito del referendum «pone brutalmente la necessità di rileggere e ripensare la rappresentanza», per la senatrice Pd Tatjana Rojc, componente del comitato nazionale per il no, «è un risultato che chiede di essere letto con equilibrio. Passa la riforma, ma il no hanno lanciato un segnale al di sopra delle attese per quantità e consapevolezza. La legge elettorale dovrà tener conto delle esigenze di rappresentanza dei territori e delle minoranze». Soddisfatta la deputata pentastellata Sabrina De Carlo, che ha definito quella di ieri «una giornata storica». È «la vittoria dei cittadini che, come noi, hanno creduto in questa riforma giusta e attesa per anni», ha aggiunto. Guarda a ciò che c'è da fare il segretario regionale del Pd Shaurli: «È finita la parentesi referendaria. Ora finalmente spero si inizi a lavorare sulle vere priorità ha sostenuto -: dai progetti strategici per la Regione per il Recovery fund al lavoro per una legge elettorale seria che dia attenzione a territori e minoranze».
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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