I preti di frontiera: «No a parole violente e che dividono»

Domenica 18 Febbraio 2018
I preti di frontiera: «No a parole violente e che dividono»
L'INCONTRO
POZZUOLO Un monito forse sorprendente e tuttavia di grande attualità: «Attenzione alle parole che si usano. Sono troppe quelle violente, aggressive». «Avendo a guida Gesù di Nazareth, le uniche parole che si debbono usare sono quelle che contemplano la relazione. Con l'uomo e con Dio». È la prima sollecitazione, trasversale, emersa ieri al Centro Balducci di Zugliano dai sei gruppi di lavoro che hanno coinvolto un centinaio di persone per una giornata di riflessione proposta dai preti di frontiera come ideale prosecuzione di impegno rispetto alla Lettera di Natale presentata due mesi fa. Filo conduttore della riflessione è stato l'input «Una rinnovata passione per Dio e per l'uomo insieme a Papa Francesco», declinandolo poi in diverse articolazioni: con papa Francesco per una umanità di giustizia, pace e accoglienza; per una Chiesa libera e liberante; per una Chiesa povera e dei poveri; per una Chiesa di accoglienza dei migranti; per una Chiesa che vive la compassione per i carcerati, i nomadi, gli scartati e i sofferenti; per una Chiesa che valorizzi la femminilità e ogni diversità. Ecco, è stata la considerazione maturata in tutti i gruppi di lavoro, «per un impegno siffatto, le parole violente che pure caratterizzano il linguaggio quotidiano a vari livelli, non possono andar bene». Anzi, occorre proprio cominciare dalla parola, certo immateriale eppure potente, per riprendere «la passione e il rispetto per l'uomo» e dare gambe sempre più solide alla Chiesa di papa Francesco. Ed è proprio riconoscendo alle parole una capacità di innescare cambiamento che dalla riflessione condivisa di ieri nascerà un documento che nei prossimi giorni sarà «diffuso a tutta la società, in questo momento storico che esige dedizione e impegno particolari per affermare giustizia, dignità, uguaglianza per ogni persona». Saranno fondamentali in questo testo, altri due capitoli. Uno punterà a ricordare il valore della donna, da riconoscere ancora pienamente nella Chiesa «entro una ministerialità diversificata» -, nella società e, non certo da ultimo come dimostrano molti fatti di cronaca, nella famiglia. Ulteriore riflessione maturata trasversalmente nei gruppi, quella attorno al «potere» in una Chiesa che sia povera e per i poveri. «Non una Chiesa gerarchica», traduce don Pierluigi Di Piazza, responsabile del Centro Balducci e coordinatore della giornata, che sarà ripetuta nella sua formula a fine maggio «con l'auspicio di coinvolgere molti giovani, perché la passione per l'uomo e per Dio diventi una loro peculiarità». A introdurre l'evento è stato Tonio Dell'Olio, presidente della Pro Civate Christiana di Assisi (l'organizzazione all'origine della nascita della Cittadella), che ha ricordato come proprio ad Assisi nell'agosto scorso è stata promossa un'esperienza analoga, per essere in cammino con papa Francesco. Un pontefice che Dell'Olio, come ha raccontato al Centro Balducci, ha conosciuto quand'era ancora vescovo a Buenos Aires, dove Dell'Olio si era recato seguendo le attività di Libera internazionale.
Antonella Lanfrit
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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