Nozze forzate per avere il soggiorno

Venerdì 19 Aprile 2019
IL CASO
UDINE Avrebbero indotto un ragazzo friulano affetto da autismo a sposare una giovane donna straniera per consentirle di ottenere la carta di soggiorno in Italia e raggiungere così il fratello che viveva già da tempo in provincia di Udine.
IL PATTEGGIAMENTO
Una coppia di fratelli, di trentadue anni lui, di trentaquattro lei, hanno patteggiato ieri nel Palazzo di giustizia del capoluogo friulano una pena di un anno e 4 mesi di reclusione e 134 euro di multa, con il beneficio della sospensione condizionale.
LA VICENDA
All'origine di quel matrimonio, apparentemente celebrato ormai diversi anni fa nei Balcani, ci sarebbe stata infatti questa l'ipotesi della Procura di Udine - una circonvenzione di incapace.
Approdato ieri davanti al gup del tribunale di Udine Emanuele Lazzaro, il caso risale ad alcuni anni fa. A far sorgere i sospetti su quel matrimonio erano stati gli accertamenti avviati dall'Ufficio immigrazione della Questura di Udine per verificare i requisiti dell'istanza di rilascio del permesso di soggiorno come coniuge di cittadino italiano presentata dalla donna.
GLI ACCERTAMENTI
È così che sarebbe emerso il disturbo autistico di cui soffriva lo sposo. I successivi accertamenti condotti dalla Squadra Mobile della Questura di Udine avrebbero quindi indotto il pubblico ministero della Procura di Udine Annunziata Puglia a contestare l'ipotesi di reato di circonvenzione di incapace a carico dei due fratelli e della mamma della giovane vittima. Sarebbe stato il cittadino straniero a proporre alla mamma della vittima, sua conoscente di lunga data, di convincere il figlio a sposare sua sorella. In cambio le avrebbe promesso anche il pagamento della somma di 7 mila euro; 6 mila quelli che sarebbero stati effettivamente versati.
LA RICOSTRUZIONE
La donna avrebbe accettato per dare una mano alla ragazza e farla venire in Italia, consentendole così di stare vicino al fratello. Il giovane affetto da autismo sarebbe stato dunque indotto al matrimonio, nonostante la sua contrarietà.
LA MADRE
La mamma è stata prosciolta dall'accusa, come chiesto dal suo avvocato, con sentenza di non doversi procedere in applicazione della speciale causa di non punibilità prevista dall'articolo 649 del codice penale, trattandosi di fatto commesso ai danni del discendente, senza violenza.
La sua posizione è stata stralciata rispetto a quella dei due fratelli che, ottenuta la concessione delle attenuanti generiche, hanno scelto di patteggiare la pena evitando il processo. I due fratelli di 32 e 34 anni hanno già risarcito tremila euro alla vittima, con autorizzazione del giudice tutelare.
E.V.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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