L'APERTURA
BUJA Si apre uno spiraglio per il futuro della Dm Elektron di Buja.

Sabato 18 Maggio 2019
L'APERTURA
BUJA Si apre uno spiraglio per il futuro della Dm Elektron di Buja. Come si ricorderà, a fine marzo, era arrivato l'annuncio della proprietà dell'intenzione di spostare la produzione in Romania, mantenendo in Fvg solo gli uffici e pochi reparti, cosa che, per lo stabilimento friulano, si tradurrebbe nell'esubero di una cinquantina di operai. Da lì era partita la mobilitazione, con scioperi e presìdi, sfociati anche in question time in Parlamento. Anche la Regione era scesa in campo, ricordando, però, che non poteva sostituirsi a nessuna delle parti in campo e che il dialogo fra azienda e lavoratori era la via maestra. Questo è l'antefatto.
LA DATA
Ma ora, a pochi giorni dalla data fatidica del 31 maggio, quando sarebbero dovute partire le lettere di licenziamento, arriva invece una nota del Palazzo triestino, in cui la giunta regionale, per bocca degli assessori al Lavoro Alessia Rosolen e alle Attività produttive Sergio Emidio Bini, dopo i colloqui della proprietà con l'amministrazione, «esprime piena disponibilità a valutare ogni proposta aziendale finalizzata alla salvaguardia del sito produttivo di Buja di Dm Elektron e alla tutela dei livelli occupazionali». Non solo. Il gong è slittato: «A fronte della disponibilità a un'attenta valutazione, sul piano tecnico, di possibili percorsi di risanamento delineati dalla proprietà, l'amministrazione regionale ha richiesto e ottenuto da Dm Elektron che non vengano adottate iniziative unilaterali nei confronti dei lavoratori anche oltre al termine stabilito del 31 maggio finché non saranno concluse tutte le istruttorie rispetto alle opzioni prospettate dall'azienda».
GLI ASSESSORI
Al di là delle parole paludate di un testo ufficiale, è successo che sono stati presentati dei piani, che ora sono all'esame delle finanziarie regionali per capire se stanno in piedi e che la giunta vorrebbe rispettare l'impegno di mantenere i posti di lavoro sul territorio. Il quadro lo fa lo stesso Bini: «L'azienda ci ha presentato dei piani economico-finanziari e dei piani industriali. Noi abbiamo preso atto di tutto ciò facendo una richiesta di sostegno e abbiamo girato i documenti alle finanziarie regionali, Friulia in primis, piuttosto che Finest, e agli uffici competenti, perché analizzino la sostenibilità dei piani». Insomma, «la Regione fa tutto ciò che è nelle sue possibilità perché le aziende rimangano nel nostro territorio e l'occupazione resti in Friuli Venezia Giulia». C'è uno spiraglio per i 50 operai e per Buja? «Le finanziarie stanno analizzando la sostenibilità dei piani», si limita a ribadire Bini. Per parte sua, Rosolen preferisce non sbottonarsi in un momento così delicato: «Si stanno vagliando tutte le possibilità per non lasciare a piedi le persone. È una delle opzioni che si stanno studiando, che intanto ci permette di superare il 31 maggio».
I SINDACATI
I rappresentanti dei lavoratori stanno alla finestra. «L'auspicio di tutti è che a Buja restino anche i reparti produttivi, non solo quelli amministrativi. Spero che l'azienda abbia la volontà di continuare l'investimento su Buja. I piani devono presupporre investimenti tali da garantire l'occupazione», dice Gianpaolo Roccasalva (Fiom Cgil). «Prendiamo atto che l'azienda ha accolto la richiesta della Regione di superare il termine del 31 maggio. I piani di risanamento a noi non sono stati presentati: aspettiamo di vedere nel merito cosa contengono prima di esprimerci», gli fa eco Fabiano Venuti (Fim Cisl).
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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