IL CASO
TERZO Nel silenzio e nel dolore, piccoli segni della tragedia che si

Domenica 16 Dicembre 2018
IL CASO
TERZO Nel silenzio e nel dolore, piccoli segni della tragedia che si è consumata lontano ma sembra vicinissima. Un mazzo di fiori davanti alla villa di Terzo, che quest'anno, senza la contessa, uccisa nel castello in Austria assieme al marito e al figliastro, non accoglierà come sempre i bambini delle elementari alla fine della scuola. Una mostra rimasta chiusa per lutto ad Aquileia. Anche perché Silvia Folla ieri aveva troppe lacrime per poter accogliere i visitatori dell'esposizione Aquileia crocevia dell'impero, voluta e sostenuta a sue spese da Margherita Cassis Faraone, che l'aveva immaginata con l'ex direttrice del museo Luisa Bertacchi. Proprio di quella mostra, Folla, dipendente dell'Associazione nazionale per Aquileia, di cui Cassis Faraone era stata presidente (e ora era presidente onoraria), aveva parlato con la contessa pochi giorni fa, quando era tornata «nella sua Terzo». «Lei - racconta Folla, che la conosceva da 17 anni - girava il mondo, ma tornava sempre in Friuli. Da quando aveva sposato il conte ed era andata a vivere nel castello dove è morta, ci sentivamo più spesso al telefono. Era venuta a Terzo la scorsa settimana per cinque giorni e venerdì ci siamo sentite tramite la sua fidata segretaria Ute, che vive a Fiumicello. Non mi era sembrata affatto preoccupata. Era serena: abbiamo riso, scherzato, fatto battute. Ha voluto sapere quante presenze ci sono state, e quest'anno sono state 15mila, più delle 13.500 del 2017. L'ho messa al corrente dei laboratori per i bambini dell'estate scorsa: per lei era pura gioia, ogni anno alla fine della scuola invitava gli alunni nel parco della sua villa, a dicembre o a giugno. Quest'anno non sarà così». Per la sua esposizione «aveva tanti progetti: voleva migliorarla. Era una continua innovazione, aveva 87 anni ma non li dimostrava. Aquileia era sua, ma era sempre umile». E generosa. «Anche quest'anno è arrivato il panettone, con gli auguri e la dedica scritta di suo pugno. Poi è tornata in Austria, per festeggiare come sempre il compleanno del marito. Era molto contenta di questa unione. Mi ricorderò sempre quando annunciò il matrimonio, ad un consiglio dell'associazione. Vi devo dire una cosa: mi sposo. Ho conosciuto una persona, un amico per la mia vecchiaia. Ne era entusiasta», racconta Silvia. Una benefattrice «colta, educata, rispettosa, sempre in punta di piedi. Mi telefonava: Domani la trovo, che vorrei venire alla mostra?. E io: Ma certo, è casa sua, venga quando vuole. Era una gran signora. Non ho potuto aprire la mostra oggi: è tutto il giorno che piango. Mi sembra impossibile che una persona così buona possa aver fatto una fine del genere. Non la meritava». «La contessa - le fa eco la segretaria dell'associazione Elena Menon - si metteva a disposizione ma non voleva apparire. Un esempio di mecenatismo molto raro. I soldi che donava, non voleva si sapesse che venivano da lei. C'era sempre scritto donazione privata». In Friuli tornava «per la sua villa, a Terzo, a cui era legatissima, e per seguire l'azienda di Fiumicello», prosegue Menon. In parrocchia, a Terzo, c'è don Giuseppe Franceschin. Con il cronista non vorrebbe parlare. «Sono triste. La contessa una settimana fa mi ha lasciato gli auguri di Natale. Ora resta solo la tristezza». E proprio nella chiesa di San Biagio domani sera si reciterà il rosario per ricordarla. «Dovrebbero arrivare anche i figli - spiega il sindaco, Michele Tibald -. La contessa per Terzo era un'istituzione. Anche il personale di servizio della villa è sconvolto. Lei li trattava come persone di famiglia». Un omaggio per ricordarla? Il sindaco di Aquileia Gabriele Spanghero è pronto a «far parte di un'eventuale cordata». E il presidente dell'associazione Per Aquileia Pietro Paviotti spiega che «parteciperò alla funzione lunedì a Terzo e, se sarà possibile, al suo funerale. Il prossimo anno ricorrono i 2.200 anni di Aquileia e i 90 anni dell'associazione e pensavamo ad un evento: credo che dedicheremo un momento di riflessione e ricordo alla contessa». Il direttore della Fondazione Aquileia Cristiano Tiussi ne ricorda «l'assiduo impegno per la valorizzazione della città». Il Sovrintendente del Teatro Verdi di Trieste (di cui la famiglia Cassis Faraone sovvenzionò la costruzione) Stefano Pace sottolinea che «il titolo di socio fondatore le si addiceva perfettamente. La contessa era sempre stata vicina al teatro. Era il filo che legava questo passato al presente. Una grande perdita per la cultura». Se Fabrizio Cigolot, che l'aveva conosciuta da assessore provinciale, la ricorda come «una delle più munifiche benefattrici del Friuli, che tanto ha fatto per promuovere il nostro patrimonio artistico», l'assessore regionale Tiziana Gibelli rileva che «purtroppo i mecenati in Italia non ci sono quasi più. Un tempo c'erano le grandi famiglie che promuovevano la cultura e Cassis Faraone è stata sicuramente una protagonista in quel gruppo così munifico. Il mio appello è ai nuovi mecenati, perché si ispirino a figure come la sua».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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