GIORNALISTA
PORDENONE «Le piccole città producono rumori interessanti»

Sabato 19 Settembre 2020
GIORNALISTA
PORDENONE «Le piccole città producono rumori interessanti» è una delle tesi di Beppe Severgnini. «Per questo a festival come Pordenonelegge noi scrittori facciamo a gara per venirci». Così la zazzera canuta più nota d'Italia si è spazzolato ieri sera l'incontro a Maniago sui Neoitaliani (titolo della sua recente pubblicazione per Rizzoli) e, stamattina ore 11.30 in piazza San Marco, ad esplodere il suo ultimo libro in 50 motivi per essere italiani. »Non è uno scritto sul lockdown ci tiene a precisare più volte anche nel corso dell'introduttivo incontro con la stampa nonostante quel periodo mi sia servito per leggere molto e riuscire a scrivere ciò a cui stavo pensando da 10 anni. L'immagine riflessa non è piaciuta a tutti, qualcuno se l'è presa con l'autore che reggeva lo specchio. La maggioranza dei lettori ha capito cosa avevo provato a fare: una sintesi onesta e affettuosa».
La motivazione del contenuto concatena la pandemia ad una grande crisi, che materializza una macchina della verità. Che non soltanto ha rivelato chi siamo, ma consente di pensare a chi potremmo essere. Un invito a concentrarsi sui punti forti di noi italiani, per lavorare meglio su quelli deboli. «Ho girato troppo il mondo assicura Severgnini per pensare che l'Italia sia Paese speciale: è il posto più interessante. Anche psicologicamente siamo più solidi noi. Forti di modi bizzarri, imprevedibili (se non inaffidabili) e difficili. Per questo nel contributo mensile sul New York Times ho sottolineato vi stupiremo».
Perché è sul difficile che siamo bravi, sostiene il giornalista di Crema, ma dobbiamo migliorare nell'ordinaria amministrazione. E' un po' come quando c'era calciopoli e vincemmo un Mondiale. C'è sempre un aspetto operistico: quante volte il soprano minaccia di buttarsi dalla torre o trafiggersi col pugnale? Poi, non lo fa. La cinquantina di motivi per essere italiani si fonda certamente su 3 capisaldi: paesaggio, enogastronomia e artigianato. Ricordando, tra l'altro, che la bellezza italiana è una responsabilità. Come pure la bellezza è muta e non può difendersi, quando viene offesa. «Sono elementi base esaltati in almeno metà libri di autori stranieri che scrivono dell'Italia». Qualcosa manca, comunque. Il Codice Dostoevskij, lo chiama Severgnini, con un articolo unico: delitto e castigo. «Non siamo aiutati da una classe politica che non cerca di passare alla storia, ma solo di superare l'estate. Spero che, fra un influencer e un infermiere, si sappia a chi dare attenzione. Lo spavento del coronavirus dovrebbe averci convinto che gli esperti servono».
Il cinquantesimo dei motivi è perché sorridiamo, nonostante tutto. Che è un altro modo di vedere perché sappiamo essere seri, ma lo ammettiamo malvolentieri. Quale sarebbe il cinquantunesimo, in una possibile riedizione? «Quello che amiamo dipingerci come cinici, invece siamo ottimisti nascosti«. Una traccia di ottimismo nel nostro carattere nazionale espressa da sant'Agostino fin dai suoi tempi, con «L'uomo che non si illude è assennato a suo danno» sosteneva sant'Agostino. C'è speranza in questo libro, anche perché a parlare di domani ci pensa già il punto 17: perché i nostri figli vedono il futuro e ogni tanto ce lo spiegano. «Non dimentichiamo che a bambini e ragazzi abbiamo portato via la parte divertente della scuola e un'alleanza naturale fra generazioni produce meraviglie». I neoitaliani sono pronti a fare cose nuove, da non sottovalutare pure nell'Europa il cui combustibile è lo spavento. Perché siamo quello che gli altri vorrebbero essere, e non osano: recita il penultimo punto.
Roberto Vicenzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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